“Prenditi pure le mani,
se non possono essere carezze.
A che servono gli occhi,
se non per guardarla ridere?
Non ho bisogno di voce,
se non posso sussurrarle.
Non ho nulla da ascoltare,
oltre le sue parole.
Questo naso a che serve,
senza il suo profumo?
I piedi e le gambe sono inutili,
se non posso camminarle accanto.
I pensieri, uno ad uno, cancellali!
Lascia la mia mente libera da lei.
Per ognuna di queste cose,
dammi in cambio un giorno ancora,
tra le sue braccia.”
Fu così che un Dio qualunque
esaudì la preghiera dell’innamorato,
concedendogli dieci giorni:
senza mani per toccarla,
senza occhi per guardarla,
senza voce per parlarle.
Trascorsi i dieci giorni,
l’amata scomparve,
ma l’incosciente restò monco,
muto, sordo ed invalido d’amore.

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