Se il mondo finisse domani?

“Il mondo non finisce domani” è uno dei miei tormentoni preferiti, lo ripeto da ormai così tanti anni che quasi ci credo.

Ripeto questa frase sempre con lo stesso tono accondiscendente e tranquillizzante, carico di speranze ed aperture, ma la verità è che è un test e che nessuno l’ha mai superato.

Nessuno ha mai risposto con la domanda che vorrei sentirmi fare, ogni volta:

“Se, invece, il mondo finisse proprio domani?”

Ovviamente, dopo questo post, il test avrà fine, avendo rivelato il trucchetto, ma la stessa domanda voglio farla a voi:

Se il mondo finisse domani, voi avreste rimpianti, rimorsi? Io personalmente una buona scorta, lo ammetto.

Vi invito a fare quest’esercizio: immaginarvi in un mondo post-apocalittico, da soli, attorno solo macerie e fumo. Non c’è più Facebook per trovare gli amici, non c’è Whatsapp per flirtare con la persona che vi piace.

Non c’è alcuna cosa del mondo contemporaneo, che vive solo nei vostri ricordi: quei ricordi sono pieni o monchi?

Penserete a quel lavoro che avete rifiutato perché “troppo poco”, oppure a quello che avete accettato perché “mi serve”… O sarete contenti del mestiere fatto fino al giorno prima?

Penserete a quell’esame non dato perché “cazzo ci frega, stasera ape”, oppure a quell’aperitivo non preso perché “domani ho esame”?

Penserete a quel bacio non dato perché “pensiamoci”, oppure a quello dato perché “si vive una volta sola”?

Io non sto parlando del “Carpe Diem”, attenzione! La vita è una sola, per questo si deve essere sempre convinti delle proprie scelte: parlo proprio di queste scelte!

La vita, troppo spesso, ci pone avanti bivi obbligati: siete sicuri di aver sempre preso la strada migliore? Certo che no, dai, non mentiamoci!

Io i miei rimpianti ed i miei rimorsi li conosco tutti, uno ad uno. Alcuni hanno un nome, altri un volto, altri ancora sono solo un’ombra, ma tutti hanno lo stesso odore: quello dell’incompiuto.

Ho il rimpianto/rimorso di non aver detto “ti prego non scendere”, nel settembre del 2003.

Ho il rimpianto/rimorso di non aver scelto un’università lontano da casa, come di non aver cercato lavoro fuori quando l’ho finita.

Ho il rimpianto/rimorso di non aver detto “Sì, dove firmo?” ad una proposta discografica, nel luglio del 1999.

Ho in rimpianto di non aver detto “grazie del fumetto, ci vediamo?”, in un gennaio non troppo lontano: se lo avessi fatto, forse oggi non avrei tanti rimorsi per qualcosa di avvenuto solo pochi mesi dopo.

Questi sono alcuni dei crucci legati ai miei “NON”, ma ce ne sono altri che ruotano attorno a cose fatte, anziché evitate.

Non avrei mai, ad esempio, dovuto aprire quella partita iva anni fa: ho fatto esperienze, ho conosciuto gente, ma sto ancora pagando (letteralmente, mensilmente) lo scotto, cosa che mi impedisce di fare progetti, di andare a vivere da solo, di cambiare auto, ecc.

Non avrei mai dovuto cominciare a fumare. Non avrei mai dovuto dare quel bacio telesino, anni fa. Non avrei mai dovuto andarmene da quella casa torinese, solo un paio di mesi fa, oppure non sarei mai dovuto entrarci.

Avrei dovuto andare più volte a Firenze, anni fa. Forse non avrei dovuto andarci quell’ultima volta e salutare quell’amico, senza neanche poterlo guardare in faccia per l’ultima volta.

Vivo nel passato? Forse sì, questa è la mia apocalisse personale.

Quello che voglio dire, maldestramente, è che ogni nostra scelta ha delle conseguenze e che, pur se ne siamo consapevoli, spesso non le valutiamo abbastanza bene, finché non crolla tutto ed ogni cosa sembra così evidente e scontata.

Paghiamo le nostre scelte e siamo sempre disposti a farlo “un giorno”. Purtroppo il prezzo non lo conosciamo mai in anticipo e quando la vita ci presenta il conto, non negatelo, spesso vorremmo aver fatto di diverse “quel giorno”.

Il guaio è che non impariamo proprio mai, perché siamo umani e non riusciamo proprio a renderci cono che il domani, prima o poi, arriverà.

Se il mondo finisse domani io vorrei poter avere dei ricordi con i quali scaldarmi, nelle lunghe notti dell’inverno nucleare.

Vorrei avere meno rimpianti e meno rimorsi possibile, perché gelano il cuore.


Poteva tutto questo ragionamento, ormai vecchio di anni, non essere diventato una poesia e poi una canzone? No, non poteva!

“Se il mondo finisse domani” è del 2015, solo un amico l’ha sentita finora, in realtà è sempre rimasta la “canzone segreta”, per qualche ragione.

Il rimpianto che non avrò? Non la terrò più chiusa a chiave!

Non andare a dormire stanotte:

non mi va di dormire stanotte.

Resta qui a parlare,

anche solo a litigare per un niente.

Sai? finisce sempre così…

Se riuscissimo a capirci un po’ di più

non sarebbe poi così male.

Dai restiamo ancora in giro stanotte,

ho ancora voglia di bere stanotte.

C’è la musica in quel bar,

e qualcuno che suonerà per noi.

Dai… Voglio ancora una Becks.

Che modo strano di brindare,

vorrei insegnarti a nuotare.

Voglio solo stare bene stanotte!

Voglio solo stare bene stanotte!

Fanculo anche alla Luna:

il pianeta sta girando grazie a noi!

Parlami, tu chi sei?

Ti conosco solamente da due vite,

ti ho cercato solamente per due vite.

Potremmo dormire solo un paio ore,

svegliarci soltanto per fare l’amore.

Preparo un caffè? Amaro per te.

Stasera che fai? Non lo sai mai…

Se il mondo finisse domani,

cosa resterà tra le tue mani?

Desideri eventuali per noi,

che siamo solo umani.

Non servono le ali

per fuggire dai rimpianti:

non siamo poi così distanti!


Aggiornamento 11/2/18

6 pensieri su “Se il mondo finisse domani?

  1. Ho il rimpianto di non aver avuto rapporti con mio padre per molto tempo prima che morisse. Ho il rimorso di aver voluto continuare un lavoro che non poteva funzionare. Ho il rimpianto di non aver finito la scuola, ma non il rimorso. Tutto sommato “domani” sarei abbastanza soddisfatta… comunque complimenti davvero per la tua canzone, fai bene a non tenerla più nascosta!

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    1. Grazie, spero a breve di aggiungere una versione suonata. Grazie anche per aver condiviso la tua esperienza, sono persone così che rendono bello scrivere delle proprie emozioni.

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