Se fossi un quadro,
sarei lo sgabello
di Kostabi, la catena.
Sarei l’oro di Klimt,
sarei la furia di Pollock,
lo specchio di Van Gogh,
la fuga di Caravaggio.
Se fossi un quadro,
sarei il ritratto
di Dorian Gray:
maledetto.
Sarei
la “Battaglia di Anghiari”
di Leonardo:
incompiuto,
perduto.
Sarei
il primo disegno
di un bambino mai nato.
Se fossi un quadro,
sarei mal’esposto,
poco illuminato,
senza un titolo.
Sono un quadro,
dipinto con mano incerta
dal tempo.
Mi hai guardato,
dal fondo della sala:
“Che scarabocchio”,
hai commentato.
Senza avvicinarti,
hai pensato di conoscere,
giudicando il contesto,
più che il tratto.
Hai rifiutato di toccare
le rughe del colore,
la cornice scheggiata.
Sei rimasta lontana,
ad una distanza tale
da non riconoscere
il tuo stesso volto.

Meravigliosa davvero, mi sono emozionata.
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