“Se non posso averti io, ti prego,
regalati a chi merita, meriterà.
Ho chiuso i miei cancelli,
per anni, troppi anni, poi…
Poi tu, con quel sorriso,
sfuggente sui bordi,
innalzato al cielo, divino:
Creatura meravigliosa,
che ridesta l’anima.
Ora, piango? Sembra!
Invece rido, colmo di gioia,
consapevole e sicuro,
di potere ancora sentire.
Sei bella, nell’aspetto, ma…
Sei bella, nelle sfumature,
senza avversativi ulteriori!
Ogni condizionale brucia,
come mozziconi sulla pelle,
come rasoi, come lame:
tutte cose lontane!
Sei bella, in realtà,
come il desiderio di averti,
entrarti dentro, nel corpo,
ma più nell’anima!
Prego il mio Dio sordo,
affinché tu realizzi i tuoi sogni,
affermandoti come donna adesso,
compagna domani, poi un giorno,
madre… Sì, allora sarai davvero bella!
Mi manchi, come idea, potenziale,
come una canzone mai scritta.
Io non ti amo, ma vorrei:
mi manca essermi innamorato
di te, di noi nel mondo.
Sono vivo, vivente, salvo,
non temere: sono a casa.
Io torno sempre a casa.”
Le parole che non hai ascoltato
e quelle che avrei dovuto evitare.
Le parole che non ascolterai.

ti lascio solo un silenzio che fa rumore….
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In effetti è quello che è rimasto
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