Janis Joplin e la via del giullare

Quanta solitudine c’è sulla via del giullare, perfino quando si tratta di una donna giovane, bella e con una voce d’angelo, di nome Janis.

Quasi ogni mattina controllo gli “Accadde Oggi” quotidiani, per trovare materiale da pubblicare sui social del blog.

Stamattina ho scoperto che l’11 Giugno del 1966, a S.Francisco, debuttò una giovane cantante di appena ventitré anni, di nome Janis Joplin.

Io non ho mai nascosto il debole per “Pearl” (il soprannome di Janis), dovuto ovviamente alle sue doti vocali e interpretative, ma anche perché assomiglia in maniera incredibile ad un mio vecchio amore estivo (Laveré).

Non potevo quindi non ricordare quest’evento, infatti in questo momento il post è pubblicato già da qualche ora.

Per abitudine, quando preparo un contenuto riferito ad un personaggio famoso, ne cerco sempre una citazione: è stato così che mi sono imbattuto in un suo pensiero, al quale non riesco a smettere di pensare.

“Sul palco faccio innamorare venticinquemila persone, poi vado a casa da sola”

Janis Joplin

Come è possibile? Quanti uomini e donne, presenti a un qualsiasi suo concerto, l’avrebbero lasciata tornare a casa da sola? Pochissimi, penso, eppure accadeva!

Certo, immagino che lei non si riferisse alla sveltina con il fan di turno, ma è davvero possibile che non trovasse qualcuno con cui condividere le sue notti e la sua vita?

Possiamo immaginare che si trattasse di un personaggio difficile da trattare, ma sappiamo bene che in giro c’è tantissima gente di merda, che trova comunque l’amore… CAZZO, qui stiamo parlando di Janis Joplin, la valeva o no un po’ di pazienza?

A quanto pare, no!

Lei, infatti, morì da sola, il 4 ottobre del 1970,  in una stanza del Landmark Hotel, a Los Angeles, per un’overdose di eroina.

In soli 4 anni divenne una delle leggende del rock, eppure non riuscì a trovare l’Amore in tutta una vita!

C’è o non c’è qualcosa che non va in tutta questa storia?

Vorrei davvero che mi aiutaste a capire, nei commenti: non ho mai chiesto “l’aiuto del pubblico”, ma stavolta non riesco ad arrivarci da solo!

Ho provato a leggere quella frase da altri punti di vista: “andare a casa da sola”, forse, poteva essere una scelta!

“Faccio innamorare tutti e poi SCELGO di tornare a casa da sola”, è un’ipotesi! Perché allora non mi convince?

Io in quella frase io non leggo l’affermazione di una rock-star che si vanta, ma il grido di aiuto di una donna che ha paura: paura di restare sola con se stessa, paura di restarci fino al punto di autodistruggersi.

Tutto questo cozza terribilmente con le immagini pubbliche della giovane Pearl!

Fate una prova, andate in Google Immagini e cercate “Janis Joplin”: in quasi tutte le foto sorride, è felice e sembra la persona più serena del pianeta. Cercando meglio, però, magari specificando le date dal 1966 al 1970, i sorrisi diminuiscono con il passare degli anni.

No, quella frase non può essere letta in altra maniera: “il giullare”, giorno dopo giorno, si stava rendendo conto che nessuno si accorgeva che quel sorriso era un trucco e che le pesava, ma non vestiva il proprio ruolo, anche se con fatica sempre maggiore.

Rendiamocene conto, ammettiamolo: quando una persona, famosa o meno, amico o sconosciuto, assume un ruolo ai nostri occhi, noi non riusciamo a guardare oltre.

Così, una rock star DEVE stare sempre a mille, un clown deve sempre sorridere, un barbone deve essere sporco e ignorante… E così via!

L’amico “simpaticone” diventa quello senza problemi! L’amica musona diventa quella da compatire… Potrei andare avanti ore!

Quante volte, sinceramente, ci impegniamo per guardare dietro la maschera?

In questo senso il personaggio del clown “Pierrot”, con la sua espressione triste e la lacrima disegnata, diventa il simbolo di una categoria dimenticata: le vite dietro le maschere!

Ecco, Janis era una “Pierrot” e come lei, immagino (e so) tantisismi altri.

Un sorriso, come sul volto di un delfino in cattività, non manifesta per forza felicità: dovremmo tutti ricordarcelo, specie nei confronti delle persone che ci stanno più a cuore.

Pensare a JJ in quanto donna, superando il suo ruolo di personaggio pubblico, mi ha rattristato. Per un attimo ne ho percepito, forse anche empaticamente, la solitudine: è stato un lunghissimo e terrificante istante.

Janis Joplin sorrideva per renderci felici, ma dentro aveva il vuoto.

Oggi mi manchi un po’ in più JJ, oggi ti sorrido io!

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