Resto a guardare, immobile,
né curioso, né ansioso,
in muta contemplazione
di ciò che avviene,
istante dopo istante,
vita dopo vita,
evento dopo evento.
Puoi stupirmi? Vuoi?
Ora è il momento:
chiudi il conto aperto
dalle parole ubriache.
Rendi solida costruzione
il progetto sulla carta:
dall’ipotesi al tangibile.
Il mio istinto gongola,
infame e velenoso,
in ripetuti e taglienti
“te l’avevo detto”.
Puoi stupirmi, vuoi?
Smentisci questa natura,
mostrami i suoi errori.
Resto a guardare,
attraverso questi occhiali
logori di troppe esperienze:
bagagli, insegnamenti,
pregressi che riconosco
in questa eterna partenza.
Ora è tempo di viaggio.
Resto a guardare,
attendendo una mossa,
di fronte ad una scacchiera
con sopra le pedine
di un unico colore:
schierati o lascia il posto.
È tempo di giocare.
Non muovo, non parlo:
non un’altra mossa,
non un altro cenno.
È il tuo turno,
la tua scelta,
la tua decisione:
io resto a guardare.
