#GiuseppinaGhersi #vittima dei #vincitori

#GiuseppinaGhersi aveva 13 anni quando fu catturata, violentata, umiliata ed uccisa dai #Partigiani, accusata di #collaborazionismo con il morente #Partito #Fascista.

Precisazione: la foto in anteprima non si riferisce al fatto in oggetto, ma è quella condivisa da tutti i giornali e che “convenzionalmente” si sta accostando alla notizia.

IL FATTO: Giuseppina Ghersi, al termine della guerra, fu catturata dai partigiani ed accusata di collaborazionismo: era Fascista e doveva essere punita! Per queste ragioni fu uccisa dai partigiani, non prima di subire stupro di gruppo da chi aveva appena liberato il paese, al grido di “basta violenze, basta soprusi”.

ALTRA IMPORTANTE PRECISAZIONE: il mio antifascismo è ferreo e duro come la testa di chi lo metterà, certamente, in dubbio.

A me non interessa dimostrare se le accuse fossero vere o false (probabilmente lo erano), perché in fondo non erano neanche accuse: la maggior parte del popolo italiano allora, secondo questo metro di giudizio, era colpevole.

Giuseppina aveva 13 anni, “erano tempi diversi” dicono i più accaniti e probabilmente hanno ragione: sul finire della guerra i bambini erano cresciuti in fretta, diventando uomini e donne a tutti gli effetti.

Posso capire la condanna a morte (non la capisco, ma posso spingermi ad ipotizzare di farlo), ma non lo stupro: questo non riuscirò mai ad accettarlo.

Il caso di Giuseppina Ghersi è il simbolo del marciume di cui erano corrotte le fondamenta della nuova Italia, che dalla vecchia, a quanto pare, differiva solo per i volti e le maschere.

Lasciamoci indietro, per il tempo di quest’articolo e non per sempre, quell’orribile pagina della storia della liberazione e concentriamoci su quanto sta accadendo oggi.

A Savona, luogo dove si svolsero i fatti, qualcuno ha proposto una targa in memoria della ragazzina: tutte le associazioni di sinistra, gli antifascisti, i partigiani (quelli ancora vivi) si sono opposti con forza al grido di “era fascista”!

Quest’articolo durerà poco, perché davvero penso che ci sia poco da scrivere e ragionare, anzi dirò subito come la penso: questo è lo stupro 2.0!

Quella targa non dovrebbe essere vista come a memoria di una fascista, ragazzina o meno, ma a monito per i presenti: il ricordo di quanto il vincitore possa essere vicino allo sconfitto, di quanto la vittima diventi carnefice se si trova nelle condizioni di esserlo.

Qualche settimana fa viene riportata alla luce la notizia che Indro Montanelli avesse preso in sposa un’Abissina dodicenne, all’insegna di “erano altri tempi”: ecco che le sinistre si scandalizzarono in massa, ma ora usano la stessa scusa, per giustificare fatti ben più gravi, avvenuti solo qualche anno dopo.

La targa a Giuseppina Ghersi non era un omaggio al Fascismo, ma un fiore all’umanità perduta, ai buoni propositi, ad un’Italia solo sognata e mai realmente iniziata: dovrebbe essere la richiesta di perdono a se stessi ed alle proprie idee tradite.

Ancor più amaro è il Fascismo, quando lo si riconosce sul volto di chi dice di combatterlo.

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