Io sono la mia gabbia,
sono le sbarre di ferro,
allegre in colori pastello.
Io sono il trespolo,
dondolo, oscillo, cigolo.
Io sono l’osso di seppia,
incastrato e scheggiato.
Io sono il bambino
che picchietta sulla porta
e la apre, la dimentica.
Ora sono un nuovo cielo,
sono il vento, la pioggia,
le nuvole, la polvere.
Ora sono le mie ali,
timide e smemorate,
ma volenterose e forti.
La gabbia è vuota,
il trespolo è immobile:
io sono!
