A Jim Lovell

Io ti conosco Jim, hai i miei occhi,

colmi di smania e di rimpianti.

Due volte l’avemmo tra le mani,

due volte scivolò tra le deboli dita.

Era lì, così vicina, così reale,

da pensar d’averla afferrata,

ma era solo un’orbita, un’illusione.

È solo una pietra sospesa, Jim,

alla quale offriremmo la vita,

per poterla toccare, fare nostra,

portarla con noi, per sempre,

tenerne una briciola in tasca.

Siamo vivi Jim, siamo a casa,

siamo al sicuro, sopravvissuti,

reduci da un impatto mancato,

ma avremmo preferito schiantarci,

contro quella maledetta Luna,

che tanto manca all’anima,

da non riuscire a guardare il cielo.


Leggi anche “Jim Lovell non si può lamentare” (2017).


Photo de SevenStorm JUHASZIMRUS provenant de Pexels

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