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Il fascismo è un metodo, va giudicato sì nel merito, ma anche nella forma.
Cos’è il fascismo? Usiamo questa parola molto spesso, ma sappiamo davvero in cosa consiste?
Prima di continuare, ho il dovere di chiarire le mie convinzioni politiche, tanto non sono un segreto.
Mi sono sempre definito antifascista, ma in che senso lo vedremo nel corso di questo sproloquio.
La migliore definizione, invece, che sono riuscito a dare della mia collocazione politica è che “sono troppo di sinistra per essere fascista, ma anche troppo di destra per essere comunista”, sono tendenzialmente un moderato outsider.
Non è stato sempre così, a 15 anni giravo per il paesello con un Piaggio Free color giallo Galak, con due mega adesivi con il faccione del Che sui lati e la bandiera rossa, direttamente rubata da una Festa dell’Unità, appesa in camera. A 16 suonavo in una band che si chiamava “S.i.s.m.a.”, ovvero “Separati dall’Italia senza movimento armato”, una formazione dichiaratamente anti-leghista (nel 1996) e comunista. A 20 diventai una specie di punkabbestia (malriuscito). A 25 portavo la bandiera del circolo ARCI di zona al concerto del Primo Maggio a Roma.
All’età di 25-6 anni fui ripreso, allo stesso concerto, mentre agitavo la bandiera del Cagliari (io sono di Salerno, ricordo). Me ne accorsi perché un amico, che da casa stava guardando, mi mando un messaggio e sentii la vibrazione. Io non so perché come e quando mi avessero dato quella bandiera, so soltanto che ero convinto d’impugnare un bandierone rosso…
Lasciando perdere le mie scappatelle con i vessilli dei quattro mori, anche perché a me i cagliaritani, personalmente, stanno simpatici, tutto questo elenco aveva lo scopo di dimostrare che io, storicamente, vengo da sinistra o almeno ne sono sempre stato convinto.
Col corso del tempo le mie idee politiche, però, hanno perso il vigore ideologico dell’adolescenza, ho cominciato a ordinarle, facendo anche un po’ di chiarezza.
Ho cominciato a farmi domande, interrogarmi e mettere in dubbio le mie convinzioni, arrivando ad avere un quadro ben chiaro di esse, che però spesso non si sposa con alcun grande brand politico.
La domanda era: “sono davvero di sinistra”?
Di non essere comunista lo avevo già capito da tempo, ma ero sempre di sinistra?
Soprattutto: che cosa era la sinistra?
La destra! Cosa è la destra?
Santo Gaber Subito!
Cosa vuol dire comunismo e cosa fascismo?
Domande apparentemente banali, buttate lì spesso come riempitivi in una conversazione al bar.
Vi dico subito che io non ho mai trovato una mia risposta al significato vero della parola comunismo, vi sarei infatti grato se qualcuno mi desse uno spunto interessante in merito.
Ho sviluppato, però, una mia personale teoria sulla sostanza del fascismo, della quale sono sempre più convinto.
L’ho sviluppata perché, per formazione, ho sempre identificato il fascista con il male e mi interessava poterlo riconoscere, nella vita di tutti i giorni.
È importante distinguere tra i vari ambiti in cui si utilizza questo termine.
Se stiamo parlando di Storia, ad esempio, il fascismo è un periodo di circa vent’anni, avvenuto che convenzionalmente si fa partire dal 1922.
Su questo periodo, possiamo parlare per ore, alcuni lo rimpiangono, altri ci vedono il male assoluto, qualcuno pensa sia una serie Netflix.
Il tormentone più gettonato, in proposito, è che il fascismo abbia avuto un periodo d’oro, conclusosi rovinosamente con le leggi razziali e l’alleanza militare con la Germania.
“Ha fatto anche cose buone” dicono e io solo recentemente ho ascoltato una risposta soddisfacente a quest’affermazione, da Roberto Benigni, con il quale mi scuso del riadattamento: “è come se chiamassi l’idraulico per aggiustarmi lo scarico e lui, prima di farlo, violentasse mia moglie, mia figlia, rubasse tutti i miei soldi e io mi rallegrassi che lo scarico è stato aggiustato.”
A mio parere il ventennio fascista è stato il momento più basso della storia dell’Italia unita, ma anche una fisiologica evoluzione della stessa.
Quando diciamo che qualcuno è fascista, quindi, stiamo dicendo che è esistito tra il 1922 e il 1944, in Italia?
In senso storico, quando diciamo “giacobini”, oppure “carbonari”, oppure “grillini”, ci riferiamo sempre a un unico e preciso periodo storico di una determinata zona del pianeta.
Il fascismo che noi intendiamo, quando diamo del fascista a qualcuno o qualcosa, non può essere questo.
Il fascismo che noi intendiamo è contemporaneo, lo sentiamo vicino, tangibile, sia che lo riteniamo amico che nemico.
Il fascismo che noi intendiamo è una categoria sociale, ma quale?
Chi è il fascista?
Nell’immaginario comune il fascista ha i capelli rasati, il bomberino nero e spesso il portafogli con la catena, ma questo è solo uno stereotipo, come lo è il comunista con l’eskimo, la barba lunga e i capelli alla cazzo di cane.
L’esistenza in vita di Giorgia Meloni e Fausto Bertinotti ci dimostra, però, il contrario.
Si potrebbe dire che il fascismo è nelle idee, ma anche in questo non mi ci ritrovo, perché alcune convinzioni, generalmente associate al fascismo, non possono essere, di per se, sbagliate.
L’idea di rafforzare l’economia italiana, attraverso una politica d’incentivi alla domanda e offerta interne, non è automaticamente sbagliata.
Diventa sbagliata nel momento in cui gli incentivi diventano il fatto che ti spezzano le gambe.
Abbiamo detto che sono di sinistra, anche se non comunista, giusto? Facciamo finta, però, che io sia comunista.
Fino a prova contraria, sempre secondo lo stereotipo, il comunismo dovrebbe professare il rispetto e la libertà di tutte le idee, mentre il fascismo imporre la propria.
In quanto comunista, se lo fossi, dovrei accettare anche un uomo che mi dice che per lui gli ebrei sono demoni da estinguere con un piano decennale di sterminio?
Questo, sinceramente, non mi torna, come non mi torna il contrario!
La frase “l’unico fascista buono è un fascista morto”, di per se, è un po’ fascista, no?
No, non possono essere le idee a permettermi di distinguere il fascismo.
Le idee cambiano, si adattano, vengono rese obsolete dal progresso naturale della società.
Ad esempio, un’idea come la giustezza della schiavitù, nel mondo occidentale, trova poco spazio nel 2021, rispetto al 1700.
Per quanto mi riguarda, la vera essenza del fascismo, è nel metodo!
La mia esperienza, purtroppo, è che una grande parte dei fascisti contemporanei non si dicono tali, molti lo rifiutano, qualcuno si incazza, alcuni si professano addirittura antifascisti.
In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti.
[Ennio Flaiano]
Per me non è tanto quel che pensi a renderti un fascista, ma gli strumenti che utilizzi per perseguire le tue idee.
Il metodo del fascismo, ieri come oggi, è la prevaricazione.
L’utilizzo della forza, come fondamento della propria autorità, è l’unico elemento in comune tra il fascismo in senso storico e quello contemporaneo.
Quello che è cambiato un po’ in più, anche se non del tutto, è il concetto di forza, che non è mai stata del tutto e per tutto forza meramente fisica.
Il fascista, all’epoca del ventennio, non è mai stato solo quello che ti faceva irruzione in casa e ti manganella, perché sei un dissidente, ma anche quello che entrava nel negozio e ti depredava lo scaffale, senza pagare, solo perché poteva farlo.
È qui il centro del discorso: il fascista è colui che approfitta di una situazione di vantaggio, per il proprio tornaconto e per la propria soddisfazione.
Il fascista, oggi, non è per forza quello che sbraita contro immigrati e li vorrebbe tutti morti, al massimo è un aspirante tale.
Per quanto mi riguarda è molto più fascista chi, nel traffico in tangenziale, sfreccia sulla corsia d’emergenza.
Quel qualcuno, in quel momento, sta sfruttando la situazione di vantaggio, dovuta al fatto che gli altri rispettano le regole. Lui, che si ritiene più furbo, scavalca ogni regola, normata e sociale, pur di non attendere il proprio turno in coda.
Fascista è chi alla posta, mentre tutti sono in fila, distanziati e con la mascherina, arriva e ti si mette a venti centimetri, fumando e parlando al telefono ad alta voce.
Quella non è solo maleducazione, ma totale disinteresse per gli altri, a vantaggio di un piccolo proprio capriccio o solo per manifestare una malsana convinzione di essere più forti.
Il fascismo contemporaneo è subdolo, perché arriva quando, dove e da chi meno te lo aspetti, magari mascherato da vecchia roccia rossa, ma pronto a imporsi, sfruttando i propri punti di forza e le debolezze altrui.
La forza e la prevaricazione, che sono subdole, si nascondono anche in piccole attività quotidiane, come tenere una conversazione.
Alcuni, ad esempio, non hanno l’abitudine di prendere la parola alzando il volume della voce, questo comporta che molto spesso vengono prevaricati da altri individui che invece fanno proprio questo.
Il fascismo, nella conversazione, si manifesta esattamente come nella vita reale: a volte ti sfascia la casa, altre ti saccheggia la cassa.
Qualche volta, più riconoscibile, si manifesta dichiaratamente, tramite i contenuti. Altre volte, più subdole, si nasconde nel modo in cui si prende la parola e spesso anche la ragione.
Il fascista verbale aumenta il tono, ti interrompe, ti fa domande e poi da la risposta al posto tuo.
Il fascista verbale, se glie lo fai notare, ti offre di esprimerti, ma poi non riesce proprio a farti dire tre parole senza continuare, precisare o interrompere.
Il fascista verbale non ti lascia parlare, perché la tua opinione per lui non conta e ti impone la sua, non permettendoti di esprimerla.
Se gli fai notare di soverchiarti con il volume, tentando di non alzare a tua volta la voce, il fascista verbale si lamenta perfino che non vuoi ascoltare la sua opinione.
Come tutti i fascisti è sempre bravo a rigirare la frittata.
Se abbandoni la conversazione, anche solo per non fare casino, il fascista verbale ti insegue e mentre sei di spalle continua a manifestarti la sua opinione, mentre ti allontani, un po’ come chi mette in fuga il nemico e poi gli spara alle spalle.
Il fascismo è l’affermazione della supremazia della forza sulla ragione e l’unico modo per combatterlo è non utilizzarlo, imparare a usare argomenti e non i decibel, imparare ad attendere e non prevaricare.
Il fascismo è un metodo e in questo io sono antifascista: sono uno di quei coglioni che non salta la fila e che aspetta per fumare.
Io, piuttosto che prendere la parola col volume, abbandono la conversazione, lascio campo libero al fascista. Lui, però, spesso non si rende neanche conto che non è la prima volta e neanche quella più importante (nda).
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels
Il tuo punto di vista è molto interessante. Condivido con te l’analisi dell’affermazione “Si stava meglio quando c’era Mussolini”. Anch’io credo sia un’affermazione appartenente ad individui che traevano beneficio da quell’ordine violento. Un ordine che, oltre a violenze fisiche sporadiche, implicava una costante “violenza” psicologica e si manifestava nell’omologazione delle idee e si basava sull’effetto massa. Elementi che, guarda un po’, ritroviamo nella nostra società (anche se in forme diverse).
Ho però pensato anche a un altro spunto in merito alla questione : forse quando c’era il fascismo, il popolo si sentiva più Italiano?
Per quanto riguarda i nostri tempi, concordo, e mi permetterei quasi di dire che Fascismo e Capitalismo vanno in spiaggia a braccetto!
Grazie.
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Sfortunatamente credo sia il contrario: il senso d’italianità è stereotipizzato come appartenete al fascismo, quindi spesso dire di essere “orgoglioso italiano” viene reputato come tale.
Si sono presi anche la patria!
Vero che capitalismo e fascismo si incontrano spesso, ma in questo caso volevo porre l’attenzione su quei piccoli fascismi quotidiani, spesso anche non dichiarati, che possono essere attuati anche dal tizio con la maglia del che, se fa il bullo.
Grazie per il commento, molto stimolante 🙂🙂🙂
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Son d’accordo con te, Fo’. Hai scritto un pezzo stupendo, per quanto io non ami questo termine. Io direi che fascismo è ignoranza applicata al quotidiano. È prevaricazione e non è figlia di consumismo ma sicuramente di crisi di valori. Fascista è chi stravolge le virtù e gli uomini virtuosi facendoli passare come deboli, come perdenti. Fascista è chi si crede macho nel senso più becero del termine, fascista è chi ti rivolta la frittata mettendoti nella condizione di piegarti anche quando hai ragione. Saper argomentare contro la verità è già fascismo, pensa a quanto si vendono gli avvocati solo x vincere le cause…
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Hai colto in pieno la questione! Grazie ☺️
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