Il dolore ha un valore,
prezioso come il tempo,
la moneta che svalutiamo,
concedendo più potere
a quello che ci negano,
che quello che ci donano.
Così accade per il tempo,
quanto per il dolore.
Prendiamo le distanze
dal dolore che ci chiama,
mentre ci leghiamo
all’indifferenza.
Il dolore ha un valore,
coltiviamolo con cura.
Accarezziamo le nostre tristezze,
abbracciamo le agonie più atroci,
innamoriamoci delle insonnie.
Ringraziamo per ogni volta che,
nei deliri delle notti silenziose,
alcoliche come il sollievo,
abbiamo invocato quel nome,
senza ottenere risposta.
Quando avremo sofferto abbastanza,
saremo in grado di dare valore
al dolore altrui, come al nostro.
In quel momento, d’incanto,
non volteremo la faccia:
lo sentiremo invocare
il nostro nome sbiascicato.
Risponderemo al richiamo
senza leggerci debolezza,
ma solo la forza costante
con cui riesce ancora
a scandirne i suoni.
Il dolore ha un valore:
se non riusciamo a vederlo,
forse non abbiamo ancora
sofferto abbastanza!
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