Spaiati, nasciamo monchi dell’altro,
come una scarpa abbandonata,
lungo il ciglio di una strada deserta.
Lasciamo che il tempo ci trasporti,
attraverso periferici percorsi,
dall’immobile all’immobile,
nella ricerca dell’altro,
sapendo di poterlo riconoscere
al primo sguardo, come specchio.
Spaiati, eppure utili,
come rifugio per animali nomadi,
che in noi trovano case di ripiego,
per una notte eterna ed affamata
o per una vita veloce e denutrita.
Spaiati, finché il tempo lo vuole,
finché non concederà un nodo,
per aggrapparci, legati insieme,
al filo sottile tra due tralicci:
sospesi al vento, dondolando uniti,
tra le due estremità
della nostra esistenza.

Che meraviglia. Ma l’hai scritta tu?
"Mi piace""Mi piace"