Pervengono, mute, le idee,
uccise e straziate d’accidia,
come orme indistinguibili
e segnali indecifrabili.
Tra il vento e l’afa,
tra il rumore e l’oblio,
tra la paura e lo sprezzo,
vivo oscillando, furtivo.
Bramo rubar sguardi
Ad una Fatima divina,
come se incarnata
in umana dimensione.
Apro le braccia al cielo,
per accogliere quel sole
che precipita, minaccioso,
di schiacciare e bruciare.
Non muovo un passo.
Non respiro, non parlo,
non chiudi gli occhi,
non verso una lacrima,
non mostro una smorfia,
non allarmo le truppe,
non allerto soccorso:
aspetto solo l’arrivo
del globo di fuoco.
Rischio, perché spero,
credo, voglio, desidero,
che il globo di fuoco
non venga a bruciare,
ma a scaldare le anime.
Alla mia Fatima umana
raccomando fede futura,
nei sogni suoi più cari:
ritornerà alle sue stelle,
sentirà il vento sulla pelle
non essere più bufera,
ma brezza di primavera.
