I miei occhiali sono grandi,
perché devono inquadrare
tutto l’universo conosciuto,
lasciando alle pupille, avide,
il compito di immaginare.
I miei occhiali sono sporchi,
perché ho mani ansiose,
che non riposano, ma s’agitano,
indaffarate ed instancabili,
nella costruzione di nuovi mondi.
I miei occhiali collezionano idee,
incastrano capelli, rubano attimi,
scivolano sul naso, ribelli,
vivendo una vita parallela.
Io non porto gli occhiali,
sono loro che portano me,
precedendo ogni direzione,
anticipando ogni scorcio.
I miei occhiali si innamorano,
odiano, vivono e moriranno,
sempre un istante prima
del mio volto, curioso.
I miei occhiali sono sinceri,
non mascherano la miopia,
come fredde lenti a contatto:
non invadono l’iride, stuprandola,
ma la proteggono, eroici.
I miei occhiali sono il mio velo,
nebbia leggera in cui mi occulto,
lasciando a pochi spiriti
il privilegio di guardarmi
fin dentro l’anima danzante.
La notte i miei occhiali
riposano ad un gesto da me,
affinché io possa afferrarli,
senza timore di perdermi
nel buio di un incubo.
Vuoi che tolga i miei occhiali?
Descrivimi un sogno:
io lo guarderò
ad occhi nudi!
