Missione T1715. Giorno 1. Rapporto 1.1

Vettore d’esplorazione T1715. Diario del capo esploratore Naho. Pianeta Terra, superficie. Giorno 1 – Rapporto 1.0.

Sono riuscito a procurarmi del denaro da poter duplicare e come previsto non è stato facile.

Le regole d’ingaggio della nostra missione mi impediscono di appropriarmi con la forza degli oggetti terrestri, quindi l’ipotesi era scartata dall’inizio.

Restava, quindi, solo la possibilità del baratto, ma non avevo idea di cosa poter proporre agli umani.

Le sonde mi hanno fornito dati sufficienti per isolare un selezionato numero di posti dove i terrestri sono soliti far circolare molto denaro.

Il primo posto è stato un grande edificio, dagli interni decorati e che credo sia un luogo di culto, legato probabilmente a una di quelle superstizioni tribali che loro chiamano “religioni”.

Avevamo già avuto notizia, dalle passate esplorazioni, dell’abitudine degli umani di rappresentare i propri Dei a propria immagine. Durante la mia visita al luogo di culto, però, ho osservato molto denaro venire ceduto in cambio della visione rappresentazioni di queste divinità in pose sofferenti, una delle quali addirittura sanguinante e inchiodata a un pezzo di legno.

NOTA D’ANALISI: perché gli umani amano torturare i propri Dei?

Mi è stato subito chiaro che in quel posto non avevo nulla da offrire in cambio di denaro. Avrei forse potuto usare la nostra tecnologia per far credere ai terrestri di essere un Dio, ma avrei messo a repentaglio sia la mia vita che la missione.

Le sonde mi avevano segnalato un secondo luogo dove il baratto monetario era intenso, una sala oscura, piena di apparecchiature rumorose e luminose, avanti alle quali i terrestri si alienavano e inserivano il denaro in cambio di animazioni sul display. Ogni tanto ho visto le macchine restituire parte di quel denaro, ma secondo i miei conti ne era solo una piccola parte.

Ho capito subito che dietro quello scambio ci fosse un semplice algoritmo e avrei potuto ricevere molto denaro, calcolando le probabilità, se solo avessi avuto un singolo campione per attivare il processo al momento giusto.

Sfortunatamente tutti i luoghi dove reperire campioni monetari erano a me inaccessibili, avevo quasi rinunciato, quando sono arrivato nell’ultimo posto segnalato dalle sonde: una strada piena di terrestri che offrivano le proprie abilità e alcuni beni.

C’era un uomo che, seduto per terra, generava dei suoni molto piacevoli, con uno strumento di legno e di metallo. Credo sia quella che gli umani chiamano “Musica”, una forma d’intrattenimento di cui avevamo già notizia e che credo che mi piaccia molto, anche se questo non è rilevante ai fini della ricerca.

L’uomo aveva accanto a se un piccolo contenitore con del denaro, ma non tantissimo.

Mi sono stupito di quanto i terrestri fossero disposti a cedere tanto denaro per Dei sanguinanti e macchine luminose, ma sembrassero perfino infastiditi dalla richiesta dell’uomo in terra: fino a quel momento era stato l’unico a offrire qualcosa di davvero utile.

Poco lontano dall’uomo con la Musica c’era una donna, che forniva previsioni sul futuro dei presenti, tramite dei pezzi di carta, in cambio di denaro: il suo contenitore era molto più pieno.

Ho capito che i terrestri amano cedere il denaro in cambio d’illusioni.

A un certo punto, uno dei terrestri ha richiamato la mia attenzione, chiedendomi se avessi voluto vincere dei “soldi”, che è uno dei modi in cui gli umani chiamano la moneta.

Ho iniziato una conversazione, anche per testare il corretto funzionamento del traduttore. Ovviamente ho risposto di sì.

L’uomo mi ha offerto d’indovinare la posizione di un pezzo di carta illustrato, come quello della donna che faceva previsioni, confuso con altri due identici per un lato. Mi ha mostrato la procedura una sola volta ed ho capito subito il trucco, le mani del terrestre erano molto più lente degli occhi della nostra specie.

La procedura del “gioco”, come lui lo ha chiamato, prevedeva che io dimostrassi di poter cedere una quota di soldi, in caso non avessi indovinato la posizione del pezzo di carta. Io, però, non avevo soldi e a quel punto lui mi ha proposto di “puntare” (termine curioso) uno dei miei indumenti.

Ho accettato e ovviamente ho indovinato la posizione: l’umano sembrava infastidito, ma anche stupito.

In questo momento sto tornando al vettore, con il campione di denaro da duplicare.

Questo pianeta si sta rivelando molto più complesso del previsto, sono convinto che la missione durerà ben oltre i tempi stabiliti.


Photo de Musa Ortaç provenant de Pexels

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