Aurora, non sai stare senza di me!

Ricordate l’ultimo incontro con Aurora? Beh, ci sono aggiornamenti!

Sapevo che i conti non tornavano, gli atteggiamenti di Aurora non mi convincevano, non erano coerenti con quanto appariva all’esterno.

Esternamente sembrava tutto normale, un banalissimo personaggio immaginario, che guarda una serie Netflix e intanto strimpella una chitarra.

Potrebbe sembrare normale, tranne per chi ce l’ha in casa.

C’erano dei segnali che io riconoscevo e la lasciavo fare, per vedere dove voleva arrivare.

Uno dei segnali era il giro di chitarra, che era sempre lo stesso, anche se poteva sembrare un semplice giocare distratto. Io, però, riconosco quando non è qualcosa d’improvvisato, almeno in Aurora. Ogni tanto si fermava, ricominciava la stessa parte più volte, c’era uno schema. È andata avanti così per giorni.

La conferma di quello che stava accadendo l’ho avuta col tempo, ogni volta che rincasavamo: il primo pensiero era la chitarra, sempre quel giro.

“Auró non vuoi farmela sentire proprio?”

“Non so di cosa stai parlando Fo'”

Provate a convincere una frikkettona dei pesci a non prendervi per il culo e se ci riuscite fatemi sapere come avete fatto.

Ho imparato a ignorarla e continuare la mia vita, ormai tempo fa. Ho sempre pensato che averla inventala sia stata una grande stronzata, da parte mia. Almeno lo è averla creata così: un personaggio puramente letterario, pensato come una specie di mia gemella speculare.

Sarebbe stata molto più utile e gestibile come perversione auto erotica, ma ormai è fatta.

Ieri sera, dopo una giornata davvero molto bella a Napoli, qualcosa è cambiato: era troppo impaziente di tornare a casa.

Sarebbe la prima donna che conosco a non essere felice di cambiare un po’ aria, anche solo per un giorno, anche se con mascherina e doppia mascherina non è proprio il modo di dire adatto.

“Aurò, che tien?”

“Ti devo fa sentire una cosa.”

Devo ammettere di aver capito che quando parlo dialetto si intimorisce un po’, oppure le faccio solo pietà, in ogni caso funziona.

Quello che mi doveva far sentire era una canzone, quella che stava scrivendo nell’episodio precedente, prima di mandarmi a cagare.

Io avevo capito benissimo che cosa stava venendo fuori, perché è il suo modo di comunicare, così non ho interferito.

In questo testo non c’è nulla di mio, infatti è completamente privo di orpelli e abbellimenti Rococò, tipici della mia scrittura.

È un testo, invece, fatto di sola Aurora, diretto, descrittivo, quasi spartano. La cronaca precisa di una serata, filtrata e restituita nei suoi momenti salienti. Del resto, Aurora sa scrivere, io no.

Su quello che ne faremo non posso dire nulla, perché ha a che fare con la Time Box e farei spoiler.

Rispetto al resto, in Aurora non è cambiato molto, forse solo che è passata dalla fase “rotta il cazzo” a quella “coglioni girati”, che almeno è molto più produttiva.

In ogni caso, carissima Aurorina, ammettilo: non sai proprio stare senza di me! Faccina sorridente!


STASERA (testo sciolto).

Che cosa fai, ci pensi ancora?

Ci stai pensando d’almeno un’ora.

È inevitabile, ma tu lo eviterai.

“S’è fatto tardi, dai resta qui.

Fumiamo un po’, guardiamo un film”.

Provo a tentarti, ma non ci cascherai.

Alla fine, sei andata via.

Lasciato niente, qui a casa mia?

Sì, ci spero, ma non ritornerai.

Domani che farò, che farai?

Io non chiameró, tu non chiamerai mai.

“Ci vediamo in giro”.

Non ci prendiamo in giro!

Io ti prego, non toccare la porta,

stasera chiudila!

Io ti prego, non andare stasera,

resta qui con me!

Tu lascia che il mondo finisca domani,

stasera qui tra le mie mani

il tempo è soltanto una bugia.

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