Quando Pilato, ai piedi della croce, chiese alla folla chi avrebbe dovuto graziare, tra Gesù e Barabba, la folla rispose “Barabba”.
Quella stessa folla, oggi, costituisce la religione più diffusa del pianeta ed adora proprio quell’uomo che decise, per “opinione comune”, di condannare.
Io non sono cattolico, ma questa storia mi ha sempre spinto a riflettere: quanto ci si può fidare della folla? Quanto “il senso comune” deve essere rispettato?
Mussolini, Hitler, Mao e Stalin erano, almeno all’inizio, dei leader acclamati dal popolo.
In Italia era “opinione comune” che bisognasse andare in Etiopia a colonizzare i “selvaggi”, che bisognasse scendere in guerra per creare “l”impero” e perfino che si dovesse appoggiare la Germania Nazista nella conquista/liberazione dell’Europa.
Poi, cosa accadde? Fame, povertà, carestia ed ogni sorta di strascico nefasto hanno colpito questo (bel) paese.
Direi che l’opinione comune fu un bel dito nel deretano per tutta la popolazione, che però era anche la legittima proprietaria delle falangi in questione.
L’unico che, all’inizio, si oppose pubblicamente al regime fascista, fu Giacomo Matteotti, che non solo fu assassinato, ma perfino dimenticato, almeno fino al primo dopoguerra ed al revisionismo storico partigiano.
Matteotti e Gesù furono condannati da una folla che oggi li acclama rispettivamente “eroe” e “Dio”.
Il problema dell’opinione comune è che cambia spesso e spessissimo dopo aver fatto il danno.
In Iran, prima della rivoluzione repubblicana del 1980, esisteva una monarchia di stampo classico, praticamente assoluta, ma il paese era anche indirizzato verso modelli liberali.
Prima del 1980, le donne iraniane, per darvi un’idea, indossavano la minigonna, lavoravano, guidavano, ottenevano cariche pubbliche e politiche.
Poi cosa è successo in Iran? Facile: un virus, quello del fanatismo religioso diffuso!
Da qualche parte, in un qualche giorno, la popolazione iniziò a convincersi che quella monarchia fosse una dittatura, magari corrotta dai “poteri forti” occidentali. Forse era anche vero, non sto qui a fare revisionismo a mia volta. Il dato certo, però, è che nel 1980, dopo un golpe, il potere passo ad un governo basato sul fondamentalismo islamico: la chiamarono “repubblica” (viva Dio, appunto).
Pochi erano i dissidenti, la quasi totalità della popolazione era convinta che virare alla legge islamica radicale fosse una cosa buona e giusta, un “ritorno alle tradizioni”. Perfino le donne, almeno molte tra loro, erano convinte che la loro vita sarebbe migliorata.
Chissà cosa accadrebbe a una donna iraniana, oggi, se si azzardasse anche solo ad ipotizzare di voler indossare una minigonna… Ah giusto, lo sappiamo!
L’Opinione Comune, spesso basata su credenze corrotte dal fanatismo, ha spesso, se non sempre, influenzato in negativo il flusso della storia.
Emblematico è il caso di Galileo Galilei, che fu costretto ad abiurare la teoria Eliocentrica, in quanto il comitato “scientifico” ecclesiastico basava, per sua natura, ogni giudizio sui testi sacri.
Da una parte c’era un uomo, dall’altra il mondo, eppure il mondo, oggi lo sappiamo, aveva torto.
Un altro caso storico di errore d’opinione pubblica, fu quello di cui fu vittima Artemisia Gentileschi, oggi considerata “simbolo” della lotta femminista.
All’epoca la parola “femminismo” non esisteva ancora, eppure Artemisia lo era, senza saperlo, ostinandosi a coltivare la pittura, seppur fosse un’Arte considerata, generalmente, ad appannaggio del solo “genio” maschile.
Ad Artemisia furono impediti gli studi d’Arte, come non le fu concesso di attingere allo straordinario patrimonio artistico romano, nel quale moltissimi artisti trovavano gli spunti necessari a racimolare tecnica ed ispirazione.
La barriera “sociale” al suo talento fu talmente grande, da sfociare in uno stupro quasi “punitivo”, che provocò sì in un processo, ma anche una condanna davvero ridicola, tanto fu lieve.
“Se l’era cercata”, era una donna ribelle: questa era l’opinione comune, all’epoca.
Quanto sarebbe stata più grande la produzione della Gentileschi, se “generalmente” non avesse trovato tutti quegli ostacoli?
Non lo sapremo mai!
Insomma, abbiamo appurato che nel corso della storia “il comune sentire” ha fatto più danni che altro.
PENSO sia accaduto perché la massa non ha, in realtà, un pensiero critico autonomo, ma si affida, di volta in volta, al vento che tira. Questo vento può essere, malauguratamente, deviato da degli aizzatori che, per interesse o per convinzione, sono in grado di deciderne la direzione.
Quindi, è giusto dire che il volere della maggioranza è (sempre) sacro? Non equivarrebbe, in questo senso, a legittimare l’oligarchia di quegli stessi aizzatori?
Vi lascio con questo quesito, per ora, continuando il discorso ad un livello più basso e quotidiano.
C’è bisogno di cambiare punto di vista, osservando il fenomeno in un ambito più (solo apparentemente) frivolo, per renderci conto di quanto possa essere influente sulla nostra società contemporanea.
“L’opinione pubblica”, la “moda”, la “tendenza”: sono davvero manifestazioni così innoque?
Quante volte abbiamo sentito dire che “non c’è più la Musica di una volta”, ma allo stesso tempo che “dove c’è gusto non c’è perdenza”?
Certo, ognuno ascolta la Musica che gli pare ed è davvero difficile, specie nell’Arte, affermare che un’opera abbia più importanza di un’altra.
Quindi, secondo il comune sentire, è doveroso e giusto accettare che chiunque sia libero di considerare questo o quel personaggio l’artista più interessante.
Io ne sono convinto, non sono ironico: ne sono convinto davvero.
Nella mia convinzione, tuttavia, una pulce nell’orecchio mi preoccupa.
Vivendo un’epoca in cui i fenomeni musicali vengono decisi al tavolino e durano poco più di un mascarpone lasciato al sole, quanto “i gusti personali” sono davvero così “personali”?
La mia preoccupazione è che esistano anche in questo caso degli “aizzatori”. Se fosse vero, il gusto personale risulterebbe falsato.
Ora, la mia domanda è: accettare che il gusto personale, ipoteticamente falsato, decida l’andamento dell’industria musicale, non è di per se la causa di quel “non esiste più la Musica di una volta”?
Anche in questo caso vi lascio la patata bollente di rispondere al quesito!
Io, personalmente, neanche ci provo più ad esprimere un pensiero in merito, perché ho sinceramente paura di ritrovarmi, almeno metaforicamente, inchiodato ad un pezzo di legno, oppure accasciato in un garage.
Troppe volte, nel tentare di manifestare questi miei dubbi, mi sono sentito prevaricato, da un volume più alto, da un coro più numeroso o da un pensiero più “comune”.
Hey, gente, viviamo in un mondo che ha censurato 2 puntate della serie “Scrubs”, perché si faceva della satira sul razzismo… E la cosa più assurda è che uno dei due protagonisti era di colore, oltre al fatto che erano puntate dichiaratamente anti-razziste!
L’opinione pubblica, in questo caso, ha deciso che erano razziste per l’utilizzo della pratica della “black-face” in un paio di scene, decontestualizzando completamente il fatto, eliminando ogni sfumatura e limitando il tutto ad un dualismo “buono/cattivo”, senza la minima traccia di argomentazione.
A me, in questa situazione, quanto conviene impelagarmi nel dare una mia opinione sulle possibili soluzioni al problema dell’abuso di opinione?
Semmai ordino un Mojito e mi siedo, aspettando che il mondo si autodistrugga a colpi di “NON URLARE CAZZO”!
Quindi sì: io ho posto il dubbio e vi lascio il compito di trovare una risposta.
La Libertà di Opinione è un diritto fondamentale e sacrosanto, sancito dall’Articolo 21 della Costituzione Italiana e dovremmo ringraziare ogni giorno per questo privilegio, ma…
Quanto è pericoloso essere liberi di manifestare un’opinione, quando questa è falsata dal fanatismo e dalle mode del momento?
Correremmo il rischio di vivere in una società che si riproduce per clonazione, convinta di vivere su una terra piatta e che al conservatorio ha sostituito lo studio dell’Opera con il neomelodico napoletano… Ma se il popolo lo vuole, dovremo accettarlo.
Insomma: è giusto rispettare tutte le opinioni, ma è giusto anche accettarne la puzza, quando sono opinioni di merda e il letame ci è arrivato fino al collo.