Era vestita di germogli,
mentre il sole, alle spalle,
le sagomava le forme,
in un’estate ancora giovane,
indifferente al vento ribelle
del tardo e affannato crepuscolo.
Odorava di Musica nuova,
di vicoli inesplorati,
di poesie sconosciute.
Il suo impacciato rovistare,
nel mio malcelato imbarazzo,
mi aveva già mutato in cenere.
Eravamo solo al primo sguardo,
quando capii che, prima del secondo,
l’avrei già sentita andarsene.