La lenta fatica del vivere,
si fa più pesante, adesso.
Resto a lungo concentrato,
per non perdere il contatto,
per imbavagliarmi le urla.
Non c’è più spazio per zavorre,
per altre assenti fantasie,
per nuove letali speranze.
Combatto la noia con l’azione,
mentre l’immobilità mi tenta.
Ho riposto il suo nome lucente,
nella stessa scatola con gli altri,
in un cassetto logoro,
in una stanza buia,
in una casa di specchi,
nel vicolo più remoto
delle mie affannate memorie.
Se li pronunciassi, in segreto,
risuonerebbero tutti identici.
Anche il suo nome ora è “Silenzio”.