Il trampoliere a fine festa

Non guardarmi, mi sto svestendo.

Seduto sul muro più alto, riposo,

fumo una sigaretta, bevo un goccio,

bestemmio, cerco una puttana

con la quale spendere una parte

delle monete nel mio cappello.

Strappo via il nastro che stringe,

libero le caviglie, tolgo i trespoli,

ritorno alla tua quota visiva,

ti guardo negli occhi, umano.

Attorno a me non c’è più festa,

i palloncini sono nelle borse,

il trucco si sta sciogliendo.

Mi riconosceresti domani?

Sapresti guardarmi in volto,

senza guardare verso l’alto,

con la bocca aperta e sorridente?

Mi riconosceresti senza i colori,

le fiamme dei mangiatori di fuoco,

le acrobazie, le giocolerie, i prestigi,

le musiche allegre ad ogni angolo,

gli applausi ed i versi di stupore?

Eppure io esisto, oltre la fiera.

Esisto, anche quando piango.

Esisto, due metri più in basso.

Esisto, anche senza la maschera,

ma tu non guardi e non mi vedi.

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