Senza peso ulteriore,
ho imparato
a scivolare
sui gradini
delle aspettative.
Sono lo squilibrio
di me stesso:
mi faccio piuma
lì dove dovrebbe
essere incudine.
Il mio animo
non è leggero,
ma alleggerito
dalle zavorre
non più necessarie.
Guardami e vedrai
una corazza,
osservami e scoprirai
un varco:
attraversalo e vivrai
incubi e sogni,
alternati alla realtà
di cui mi vesto.
Poi, una canzone,
inaspettata,
mi attraversa i pensieri,
come fulmine tra le nubi,
illuminando l’istante:
un ghigno si impone,
sul volto teso,
sconvolgendo di pace
la malinconia.
All’improvviso
non sono io
a sentirmi leggero,
ma tutto il resto
a non avere peso
ulteriore.
