#Soundreef da scacco alla #SIAE, ma non è matto!

Soundreef da scacco alla SIAE, ma non è matto! La strada verso il superamento del monopolio sulla riscossione dei diritti (economici) d’autore è ancora lunga.

LA NOTIZIA: Soudreef, società fondata da Davide D’Atri nel 2011 per la gestione dei diritti d’autore dei propri iscritti, recepisce una norma dell’ultima legge finanziaria e stringe un patto con LEA (società “Liberi Editori Autori”), che si occuperà della riscossione dei proventi per la parte “analogica”.

Rivoluzione? Sì, ma già da un po’: il cammino è cominciato proprio nel 2011, per poi trovare riconoscimento con una direttiva comunitaria nel 2014 e vari piccoli traguardi nel corso degli anni.

LA RIFORMA DEL DIRITTO D’AUTORE IN ITALIA (ED IN EUROPA) E’ NECESSARIA, MA STA GIÀ AVVENENDO DA TEMPO.

Premessa: La SIAE ha ormai 134 anni e quando fu fondata se ne sentiva il bisogno: non solo in Italia, ma in tutto il mondo si discuteva di tutela del diritto d’autore. Poco tempo prima era stato Victor Hugo, sostenuto da un vetusto Voltaire, a fondare una prima società che rispondesse a questa esigenza, in Francia.

All’epoca della nascita di questi primi enti, che furono accolti come rivoluzionari, non c’erano ovviamente i computer, non c’era internet, non c’erano supporti digitali: dimostrare la paternità di un’opera inedita era davvero molto difficile.

In Italia i padri fondatori della SIA (ora SIAE) furono nomi del calibro di Edmondo De Amicis, Giosuè Carducci e Giuseppe Verdi, personaggi a cui nessuno si sognerebbe di togliere un capello di autorevolezza.

Oggi, naturalmente, la situazione è ben diversa, infatti la tutela del copyright è molto più semplce ed immediata, grazie al web, ma non solo: per le stesse ragioni l’ambito di necessità si è allargato incredibilmente.

Un secolo fa, infatti, era davvero difficile che una propria opera travalicasse i confini nazionali, almeno per i meno noti, mentre oggi avviene normalmente, centinaia di volte al giorno.

Le nuove tecnologia hanno concesso più di una forma di “autotutela”, già negli anni zero si cominciò a parlare più approfonditamente di CopyZero ed oggi, nell’era del 4.0, gli autori hanno perfino l’imbarazzo della scelta.

Quindi poca rivoluzione? Tanta invece, perché non è tanto a chi cerca tutela che deve interessare la notizia dell’accordo Soundreef-Lea, ma a coloro “dai quali essere tutelati”: organizzatori di eventi, locali pubblici, manifestazioni, gestori di negozi, produttori e ri-produttori di Musica in generale.

Stiamo parlando solo di Musica, infatti, come mai? Perché stiamo parlando di proventi!

Tutelare un’opera, che si tratti di una poesia o di una canzone, oggi è possibile quasi a costo zero. SafeCreative, ad esempio, è un ottimo mezzo per registrare le proprie creazioni, al quale si affida la stessa Soundreef ed anche questo blog (Vedi i diritti di Logos).

Il discorso cambia quando si tratta di Musica, la riproduzione della quale è soggetta al pagamento dei diritti a chi ne è proprietario, attività per la quale la SIAE funge da intermediario.

Esempio: se nel mio negozio voglio riprodurre Musica, pagherò una quota alla SIAE che si preoccuperà di ripartirla tra gli aventi diritto.

L’inghippo, fino ad ora, è sempre stato qui: la SIAE prende soldi da chi produce e da chi ri-produce. L’autore e l’editore versano una quota, i fruitori ne versano un’altra, in un circolo vizioso, nel quale cliente e fornitore si confondono.

Tutto il meccanismo è reso ancora più oscuro dalla difficoltà oggettiva di calcolare chi e quanto deve pagare, compilare bollettini, dichiarare i brani e via discorrendo.

È necessario non sorvolare sul fatto che troppo spesso l’attività di verifica e riscossione è affidata ad ispettori, che “pare” approfittino spesso della loro autorità nei confronti dei locali e degli altri soggetti ri-produttori e fruitori.

Qui entra in gioco il dualismo Soundreef-LEA, mediante il quale i soggetti fruitori possono usufruire della musica degli artisti registrati (gratuitamente), in un rapporto semplice e trasparente, reso possibile da un verificabile rendiconto digitale.

Il meccanismo è davvero semplice: L’artista affida l’opera a Soundreef, il soggetto fruitore ne acquista il diritto di utilizzo, LEA si occupa della riscossione e distribuzione di quanto dovuto. Sia l’artista che il fruitore avranno sempre disponibile il loro saldo, tramite il portale Soundreef.

Novità? Non tanto: questo meccanismo esisteva già, grazie SCF, che però non ha mai davvero tentato di diventare “alternativa” alla SIAE, preferendo restare “complementare”

In cosa sta, quindi, la rivoluzione? La risposta è davvero scontata: non c’è alcuna rivoluzione.

Quello che è accaduto è definibile più come una battaglia decisiva, all’interno di una guerra ancora aperta.

Ora accadranno tante cose, prima tra tutte la reazione SIAE, che ha già annunciato i propri dubbi sull’ambiguità (esistente) del rapporto Soundreef-LEA, in cui cliente e fornitore restano praticamente lo stesso soggetto: il controllato decide le regole del controllore.

Nella To Do List adesso è necessario non togliere priorità alla semplificazione delle ripartizioni, come all’unificazione delle stesse.

Come devo muovermi se nel mio spazio voglio diffondere musica registrata Soundreef, insieme ad altra in capo SIAE o SCF?

I quesiti sono ancora tanti, ma non è da biasimare chi ha voglia di festeggiare: è stato fatto un passo importante, anche se non decisivo.

Ci auguriamo che presto la questione copyright venga semplificata e definita in termini contemporanei, abbandonando i relitti storici di ormai due secoli fa.

 

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