Come puzzle incompleto,
orfano di un solo tassello,
lascio vedere il quadro,
il panorama, il ritratto.
Riconosco il disegno,
lo ammiro, lo espongo,
ma l’occhio s’inganna,
cadendo sul vuoto,
sulla piccola mancanza,
su quel dettaglio minore.
M’illudo, recito il ruolo,
chiamandolo “Superfluo”.
Lo cerco, in segreto,
oltre i miei palliativi,
chiamandolo “Perfezione”.