Io ti conosco, sei il mio specchio,
mi rifletti fedele ed inversa,
solo con qualche graffio in più.
Non sapevamo accendere un fuoco,
ci arrabbiavamo, urlavamo,
perché il fuoco era cattivo,
ma non avevamo mai avuto un fuoco.
Io ti conosco, sei il mio ritratto,
mi rappresenti in idea,
solo con qualche ombra in più.
Non sapevamo spostare la cenere,
immergendoci in essa,
perché la cenere era ovunque,
non avevamo mai avuto altro:
la cenere degli altri.
Io ti conosco, sei una mia foto,
scattata nel giorno più nero,
con gli occhi colmi di odio:
non avevamo altro che odio.
Dimentichiamoci di noi:
da ritratto a cornice,
da riflesso ad incontro,
da scatto a riscatto.
Abbiamo un fuoco adesso,
sappiamo accenderlo
e spostare la cenere.
Domani non ti conoscerò:
ti riconoscerò,
tra tutti.
