E allora le Foibe?

“E allora le Foibe?”, questo tormentone di Caterina Guzzanti in questi giorni mi torna in mente come il loop di un pezzo dance anni ’90.

https://www.youtube.com/watch?v=vOt7dJZo8UU

Ora, non negando il mio forte debole per l’attrice/comica appena citata, vi spiego il percorso mentale che mi porta ad immaginarmela seduta di fianco a me, nei panni del suo personaggi odi estrema destra, ogni volta che guardo il notiziario o discuto un fatto di cronaca con qualcuno.

Cominciamo con un po’ di nozionismo per i meno scolarizzati: “le Foibe” o “i massacri delle Foibe” sono alcuni avvenimenti avvenuti sul finire della seconda guerra mondiale e subito dopo la stessa, in un’area geografica identificabile con il nord-est italiano, ad opera dei comitati di liberazione (i partigiani) a danno degli ormai decadenti fascisti, nazisti o simpatizzanti tali.

Generalmente questi eccidi vengono tirati in ballo dai personaggi di estrema destra, quando si pala di olocausto o della loro tradizionale tendenza alla violenza ed intolleranza, come a dire “lo avete fatto anche voi, non siamo diversi”.

Cosa ne penso? Che hanno ragione! Non vuol dire, tuttavia, che la violenza sia ammissibile!

ATTENZIONE: questo modo di fare non è tipico solo della destra, anche gli amanti del rosso spesso giustificano le proprie azioni tirando in ballo le merdate delle proprie controparti del caso.

Le palle mi girano come le pale di un Apache durante la prima Guerra del Golfo quando la situazione si ribalta: appena si fa notare a qualcuno che “questa cosa l’avete fatta anche voi” e ci si sente rispondere “è diverso”.

La mia teoria è che, di fronte ad un problema comune, a nessuno interessi davvero trovare una soluzione, ma imporre la propria: la conseguenza è che, solitamente, la soluzione non si trova o che risulta sbagliata.

Questo modo di fare ultimamente viene applicato con sempre maggiore frequenza, da tutti: i colori politici, le religioni, le tendenze sessuali cadono solo di fronte all’idiozia, che tutti abbraccia trasversalmente!

Facciamo un esempio molto semplice, ultimamente se ne parla molto: lo stupro!

Uno stupro è un atto di violenza, della quale sono solitamente vittime le donne: analizzando la questione razionalmente, quindi, in Italia “C’è un problema di violenza sulle donne”, giusto?

“No”, risponde il Fascista (utilizzando il termine in maniera estensiva), “il problema sono gli extracomunitari violenti”.

“Razzisti! I numeri dimostrano che le violenze sessuali commesse da da italiani sono il doppio rispetto a quelle commesse da stranieri”, risponde il comunista (sempre estensivamente definendo).

“Uno vale uno”, risponde il pentastellato, che era distratto e si risveglia sentendo parlare di numeri e statistiche… (Ok, lo ammetto, l’ultima non sono riuscito a tenerla per me, ma ora torno serio).

Cosa è successo in questo esempio? Tutti hanno detto qualcosa di vero:

Il fascista ha ragione, molti degli episodi di violenza di cui sentiamo parlare sono ad opera di stranieri immigrati in Italia.

Anche il comunista, però, ha ragione: effettivamente il numero delle violenze denunciate commesse da balordi italiani supera di molto quelle commesse da stranieri. Non tiene conto però di quelle non denunciate e del fatto che la base di partenza è di milioni contro migliaia.

Entrambi gli schieramenti hanno le proprie ragioni, almeno in quello che affermano: il problema è che quello che affermano non risolve una beata minchia di problema!

Caro il mio nostalgico del ventennio, se espellessimo tutti gli stranieri dall’Italia (proprio tutti tutti, calciatori compresi), resterebbe comunque un problema di diffusa violenza sulle donne e… Caro il mio amante dell’Eskimo, straniero non è neanche sinonimo di “povera ed innocente vittima del sistema”.

Lo scontro di parte, il sentimento ideologico ha spostato l’attenzione della discussione, allontanandola dal vero problema o peggio strumentalizzandolo.

In questo caso specifico, a mio dire, il problema sta nella totale mancanza di garanzia della pena di cui soffre lo stivale, oltre alla completa ignoranza del significato del termine “meritocrazia”.

Il risultato di questi due fattori favorisce i violenti, tenendo in patria i nostrani ed attirando quelli esteri, ma anche allontanando le brave persone (italiche e non).

La soluzione era “Garanzia della Pena” ed invece la discussione è stata approntata sull’immigrazione: come andare dall’oculista e parlargli dei propri problemi di digestione!

L’ideologia spesso diventa fanatismo ed in quanto tale fa da schermo: isola gli individui dal confronto con il mondo attorno, rende sterili le discussioni, impedisce la crescita culturale ed uccide ogni speranza di evoluzione sociale.

Questa anomalia dell’intelletto avviene di continuo, in tutti gli ambiti e settori, dall’economia alla sicurezza, dall’istruzione alla salute, senza distinzioni di classe sociale.

La cosa che davvero mi spaventa è che tutto questo è già successo nella storia, è accaduto anche quasi un secolo fa, quando nella Germania reduce dal primo conflitto mondiale (ed anche nel resto d’Europa, non neghiamolo) si diffuse la convinzione che il crollo economico fosse colpa degli ebrei, invece di cercare le cause nel fallimento dei patti di Versailles e nelle cattive gestioni delle economie nazionali.

La cieca fiducia nelle ideologie ha trascinato già una volta (non solo una volta) il mondo sull’orlo del baratro, vogliamo che accada ancora?

 

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