Bramo rincorrere il vento,
disegnarne i contorni,
catturarlo con le parole,
come fossero vela issata,
come fossero aquilone.
Vento che sfugge e schiva,
che m’ossessiona e distrae.
Inafferrabile e latitante,
spavaldo, s’infuria, carica,
è ladro furtivo e s’infiltra,
ruba lacrime agli occhi,
strappandole alla polvere.
Il mio vento è bambino,
plasma dune di ricordi,
ci gioca, li modella e forgia
in penosi antichi rimpianti,
in nuovi e tristi rimorsi,
che poi crollano, avviliti,
sotto il peso del tempo,
in una notte, in un istante,
in un’incognita infinita.
Soffio di divino genio,
spira, sbuffa e s’incarna,
trasmuta in epici giganti
vestendone pietre e stracci,
contro i quali mi scaglio,
maledetto ronzinante.
Vagabondo e scomposto,
disperato, ripiega in vicoli,
tra i nodi, tra i lunghi capelli
della meschina rassegnazione.
Violento e feroce, s’accanisce,
punta e picchia più forte,
morde, strappa, e lacera
le mie illogiche fantasie,
trascinandone i brandelli
su lontani, inosabili aneliti,
come minuscole infiorescenze
d’indifeso e delicato tarassaco.
Incosciente e presuntuoso,
schernisce e sfida gli oceani,
in un’erotica lotta d’elementi,
che risulta in chiara spuma
di fertile e lasciva distruzione.
Il mio è un vento sottile,
diventa spiffero e si dilegua:
lo sentirai svanire, silenzioso,
tra le fessure d’una porta, chiusa.
…Vento che quando apri le braccia quasi ti trascina.
Bella poesia. Complimenti
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… E che poi lascia a noi la scelta di lasciarci trascinare o meno. Grazie 😊
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