Siamo soli adesso, siamo insieme alfine,
spalla contro spalla, fermi sulla linea,
in armi e incattiviti dalla noia dell’ovvio,
facendoci vicendevolmente scudo,
vestendo l’altrui corazza come propria,
barricati in un rifugio di parole monche,
lì dove i varchi s’occultano al fronte,
celati dietro veli di maestose evidenze.
Come fantasma, ho vagato per il campo,
tallonato dall’idea che credevo di inseguire,
preda e sacrificio del mio stesso rigurgito,
disertore in fuga, nelle vesti di un reduce.
Manteniamo la posizione, non arretrare.
Assorbiamo la prima carica, non reagire.
Il nostro corpo, non più vapore, ora s’impone,
reclama un degno posto in familiari trincee,
per riscattar valori che non può altrove.
Serrati in testuggini di cocciuta devozione,
ci limiteremo a respingere gli assalti,
in un assedio volontario e consapevole.
I nostri occhi, spalancati sull’orizzonte,
hanno visto la fine di mille mischie,
tanto che le buie reliquie del conflitto
appaiono più rassicuranti del rifugio
in una casa pregna di odori di pace.
Siamo soli adesso, siamo insieme,
un’armatura impalata sull’anima,
un vessillo al vento della baruffa,
un duetto stonato nei canti di gloria,
due spiriti a guardia delle stesse carni,
consacrati ad un’unica orgogliosa legione.
Photo de Jeswin Thomas provenant de Pexels