Questa è una storia vera, avvenuta la mattina del 25 Febbraio 2020, in un pronto soccorso della provincia di Salerno. Non specificherò quale, per evitare che le persone coinvolte possano riconoscersi o essere riconosciute.
Quando mi sono reso conto di quello che stava accadendo, ho pensato di riprendere tutto, poi ho ricordato che esiste la scrittura.
Prima di continuare, è bene che voi vi facciate un’idea dell’ambientazione.
Una piccola stanza, con 4 letti, le tendine divisorie ed una scivania, con un computer e tutta la dotazione tipica del front office ospedaliero. Le pareti erano color verde Dipsy Teletubbies, le porte blu, le tendine celesti. Non ricordo il colore dei pavimenti, non so perché.
I personaggi principali di questa storia sono essenzialmente quattro: Il Vecchio, Il Badante, Il Medico di reparto ed Il Medico di bordo, nel ruolo di se stessi. A completare il cast, nel ruolo di gregari, il personale di sala e gli autisti delle ambulanze, che andavano e venivano. Il pubblico era composto dai pazienti e dagli accompagnatori.
La prima scena di questa simpatica sceneggiata è stata “Il prologo”, dove hanno fatto la loro apparizione i primi due personaggi principali: Il Medico di Bordo di un’ambulanza e quello di reparto.
Il Medico di Reparto è già in scena e da qui in poi lo chiameremo Il Dottore, un po’ per distinguerlo dal Medico di reparto, un po’ perché godrei tantissimo se dovessi scoprire che lui è IL Dottore, cioè QUEL Dottore, perché secondo me lo è davvero.
Se non avete la minima idea di cosa stia parlando, posso solo dirvi che dentro è più grande. Se avete capito, a che rigenerazione siete?
Il Dottore, un uomo di circa settant’anni, stempiato e con una grande pancia che gli impediva alcuni movimenti, sta parlando con una comparsa: una vecchina molto curata esteticamente, evidentemente vanitosa, ma dolce nei modi, che ha avuto un attacco di panico.
Il Medico di Bordo entra in scena: è un uomo sulla sessantina, alto, in buona forma, consapevolmente piacente, in divisa arancione d’ordinanza, con la scritta MEDICO ben visibile sulla schiena. Insomma il figaccio della situazione ospedaliera.
Fuori, dice Il Medico, c’è un paziente “speciale”, un uomo anziano, in carrozzella, che afferma di essersi fatto male ad un braccio, durante una colluttazione, mentre tentava di gettarsi fuori da un’auto.
SBAM! Ecco che la mia attenzione, fino a quel momento intercettata, quasi completamente, dallo smartphone, ha cominciato a concentrarsi sulla vicenda.
Avete capito bene il potenziale narrativo? Immaginate solo il titolo acchiappa clic che avrei potuto usare, come specchietto per le allodole:
“UOMO ANZIANO, IN CARROZZELLA, SI GETTA DALL’AUTO DOPO UNA COLLUTTAZIONE”, fantastico!
Sfortunatamente, non cerco clic facili, altrimenti avrei fatto un video, invece di perdere tempo a scriverne.
Pochi minuti dopo, una volta congedata la signora con i postumi del panico, fanno il loro ingresso gli ultimi due personaggi principali: Il Vecchio in carrozzella ed Il Badante.
Il Badante ha circa 50 anni, bassino, tarchiato e con un grande sedere, messo ancora più in evidenza dai jeans aderenti. I suoi capelli ricci sono unti da troppa gelatina, ai piedi indossa mocassini chiaramente fuori stagione, senza calzino. Agita un telefonino a conchiglia, come se si trattasse di una prova schiacciante di innocenza. Muove la bocca cercando di proferire parole, ma non emette suono: all’inizio ho pensato fosse muto.
Il Vecchio, vero ed impareggiabile protagonista, può essere descritto solo in un modo: è Edoardo De Filippo, in Casa Cupiello, con l’unica differenza di essere seduto in carrozzella. Non ci sono differenze né di aspetto, né di indole: Edoardo entra in scena, spinto da un’infermiera, agitando il bastone, come un generale farebbe con la sciabola. Di lui conosco l’età precisa, perché è la prima cosa che ha specificato: “Dottò, je tengo 84 anni” (Dottore, io ho 84 anni)!
A questo punto la scena è completa e la sceneggiata napoletana entra ne vivo. Da un lato della scrivania ci sono Il Vecchio ed Il Badante, dall’altro Il Medico ed Il Dottore.
Il Vecchio accusa Il Badante di avergli ferito un braccio, impedendogli di gettarsi dall’auto in corsa: vuole denunciarlo.
Il Dottore, a questo punto, da buon capocomico, capisce che la situazione è ghiotta e non se la lascia scappare, chiedendo al Vecchio di raccontare.
Il racconto del Vecchio inizia con un cliché della sceneggiata napoletana: “Dovete Sapere che…”
Dal racconto capiamo che l’anziano ed arzillo signore aveva desiderio di andare a trovare la figlia e che, reagendo al rifiuto del Badante, aveva deciso di andare da solo, scendendo dall’auto in corsa. Il Badante lo aveva bloccato, quindi, per un braccio, provocandogli un’escoriazione.
Dovete tenere presente il luogo dove si trovava la figlia del vecchio dista almeno 15 km da dove (a quanto ho capito) è avvenuta la “colluttazione”: una distanza poco praticabile per un ottantenne, senza carrozzina, che è appena saltato da un’auto in movimento.
Il Badante tenta più volte di prendere la parola, boccheggiando afono e mostrando il display del telefonino al pubblico, ma Il Vecchio ogni volta gli impedisce di parlare, con frasi del tipo “ZITTO TU, STAI AL TUO POSTO!!!”. Il Badante sorride sempre, pazientemente: è un brav’uomo e si vede.
Il Dottore ed Il Medico, complici, cercano di approfondire e scoprono che Il Badante agita il telefonino per dimostrare che lui aveva tentato di contattare la figlia del suo accudito, ma lei aveva rifiutato di vedere il padre.
La vicenda si tinge di bega familiare, da sceneggiata napoletana tutto si trasforma in “Forum”, quando il vecchio comincia a rivolgersi al Dottore con il titolo di “VOSTRO ONORE”.
È tutto vero, vi prego di credermi, c’è tutto un reparto ospedaliero come testimone.
Il Dottore, ribattezzato Giudice, lascia che Il Vecchio si sfoghi, che racconti tutto quello che gli pare. Il Vecchio non si lascia pregare e tira fuori venti minuti di aneddoti, connessi tra loro come in un racconto di Abraham Simpsons.
Medico e Dottore/Giudice, dopo essersi consultati, decidono di chiamare la figlia del Vecchio, tentando una riappacificazione, senza neanche sapere le cause del litigio tra i due familiari.
La si sente urlare al telefono, anche da metri di distanza, senza però capire cosa stia dicendo. Ha una voce stridula ed impertinente, di quelle che vorresti metterle un calzino in bocca.
Evidentemente la donna parla male del padre, perché Il Dottore, finora divertito, si fa serio e la bacchetta, sempre con una certa gentilezza ed educazione (sì, me ne sono innamorato, specie dopo aver scoperto che è un musicista). Alla fine, riesce ad estorcere alla donna una mezza promessa di Pace.
Il Vecchio, sentendo le belle parole pronunciate nei suoi confronti, scoppia in lacrime, sempre in stile Casa Cupiello.
Ad un certo punto, dopo telefonate da casa ed interventi del pubblico, la sceneggiata si avvia verso la fine ed il Vecchio si lascia trasportare fuori dalla stanza. Prima di andare via, però, non manca di tessere gli elogi delle sue figlie e di invitare Medico e Dottore a seguirlo a casa, anche in ambulanza, per visionare insieme le videocassette delle loro lauree.
Sentite, lo confesso, a questo punto mi sono commosso!!!
Il vecchino era in ospedale perché voleva vedere la figlia, che al telefono non aveva avuto neanche la preoccupazione di chiedere come stesse il padre, ma lui ne parlava ancora come si farebbe di diamanti grezzi, in un mondo di carbone. Mi è scesa una lacrima agrodolce… Io ODIO l’agrodolce!
Il Vecchio ed Il Badante escono, il Medico li segue, Il Dottore ritorna alle sue scartoffie e la commedia finisce, ma a me resta la soddisfazione di vivere in un posto speciale: IL SUD ITALIA!
Solo nel mio amato Sud un vecchio può entrare in ospedale, per un graffio al polso, uscendone con una medicazione sulla sua vera ferita: la solitudine!
Solo al Sud facciamo le radiografie all’anima.
SIPARIO!
Un pensiero su “Il Vecchio, Il Badante, il Medico ed il Dottore.”