Come un’auto troppo usata,
percorri le strade della vita.
Hai già troppi chilometri
e quel rumorino costante,
che continui a trascurare,
sperando sia solo usura.
Il tempo aumenta i consumi,
i costi di manutenzione,
le vibrazioni e i cigolii .
Le prestazioni calano,
ma ancora non lo accetti.
Ogni viaggio si incastra
tra le trame delle stoffe,
con i suoi odori, le macchie,
gli aloni e le scuciture.
I sedili sono limitati,
troppo spesso vuoti.
Fino a poco tempo fa
hai caricato gente
anche nel portabagagli.
Oggi ti basterebbe solo
riempire quello accanto:
lo fai con chiunque
voglia occuparlo,
anche semplicemente
per lo strappo di un’ora.
Ogni giorno percorri
i percorsi della routine,
ma quanto puoi fuggi,
imbocchi strade nuove,
ignorando i segnali,
le mappe ed i consigli.
Più passano gli anni,
più aumentano le soste,
più scopri panorami.
Un giorno si fermerà,
per una perdita di troppo,
per un chilometro di troppo,
per una botta di troppo:
tu non ci pensare e guida,
ringraziando, sincero,
per ogni meta raggiunta,
più che maledicendo
le partenze abortite,
per la stupida paura
di non sopravvivere
all’accelerazione.