Accetto me stesso,
come seme di tante idee.
Accetto di non avere tempo,
per realizzarle tutte.
Accetto di aver avuto
sempre poca volontà.
Accetto di essere mortale,
accetto questa nausea,
accetto che potrebbe
non essere passeggera.
Accetto la mia imperfezione,
la mia ignoranza, le rughe,
i capelli bianchi, la miopia,
le orecchie troppo grandi,
il naso storto, i denti ribelli,
le ginocchia troppo distanti.
Accetto la mia solitudine,
unica compagna finora fedele.
Accetto di non lasciare eredi.
Accetto di non lasciare opere.
Accetto l’oblio della storia.
Accetto la spietata inutilità
di ogni parola che ho scritto,
perseverando nel comporre
fantasie instabili e confuse.
Accetto che altre mani la sfiorino.
Accetto che le mie rinuncino.
Accetto di essere il taccuino
acquistato e lasciato in bianco;
il bambino sullo scivolo,
con la paura di saltare;
lo strumento desiderato,
lasciato a prender polvere.
Accetto di essere umano.
Quel che non accetto,
né adesso, né ieri, né mai,
è di vedervi sprecare
l’immeritata felicità
che la vita vi concede.
Non lo accetto,
non lo giustifico,
non vi perdono.