T’ho visto, ho voltato lo sguardo,
per non bruciarmi gli occhi:
tanto bella, quanto lontana,
quanto tra altrui braccia.
Sono sprofondato nel vuoto
del posto accanto al mio,
lucido baratro senza tempo,
nel quale i ricordi e i sogni
si mischiano in vortice.
Barricato nel silenzio,
non pronuncio il tuo nome,
per non doverlo ascoltare.
Fuggo dal tuo richiamo,
per non doverlo assecondare.
Resisto ed esisto, esito,
poi mi guardo attorno:
nulla di nuovo.
T’ho visto, ho voltato lo sguardo,
per non bruciarmi gli occhi:
non avrei dovuto,
perché ora vedo
la desolazione del tuo vuoto,
quando avrei potuto sceglierti,
come ultima immagine.