È una cosa che, ormai, dovrei aver imparato a fare ad occhi chiusi, ma è sempre così difficile: lasciare andare.
Con il tempo non è diventata più facile, semplicemente più familiare: ho imparato che prendere a pugni un muro non cambia le cose, che le cose non cambiano e quindi lasciar andare è l’unica alternativa possibile.
Lasciar andare non vuol dire lasciar correre, ma lasciare che le cose corrano: lasciare che gli eventi facciano il loro corso, che le persone trovino la propria strada, incrociando e dita e sperando che portino dove sei tu.
Ho imparato a lasciare andare una donna, un motivetto sognato di notte, il sogno stesso…
Ora, di nuovo, è tempo di lasciare andare, “perché è giusto, perché è inevitabile”, perché è la cosa migliore da fare.
Vorrei poterlo evitare? Certo, vorrei anche sapere come!
Immaginate di essere su una scialuppa e di tentare di tenere a galla una nave che affonda, con una corda: cosa fareste? Lascereste andare, non potreste far altro: per quanto vorreste, le mani vi sanguinerebbero e la nave, prima o poi, trascinerebbe sul fondo anche voi e chi è con voi sulla scialuppa.
Lasciare andare non è un gesto di coraggio, di forza o di orgoglio: è l’unica opzione possibile!
Se quella barca non stesse affondando, se stesse a galla da sola, se fosse solo in avaria, voi leghereste la corda alla scialuppa e vi ci arrampichereste, per provare a riparare il danno. Quando, invece, sta lentamente scomparendo tra le acque, non potete fare altro e vi conviene remare lontano, perché il vortice potrebbe inghiottirvi.
Aggiungiamo che, nonostante le vostre buone intenzioni, le altre persone sulla scialuppa ci prenderebbero per matto: il pazzo che tenta di tenere a galla una nave con una corda!
In passato ho provato a tenere quella barca a galla, in più di un’occasione… Fidatevi: se dico che ti trascina a fondo è per cognizione di causa.
Ecco perché lasciare andare non è un gesto di altruismo, ma di puro e semplice egoismo.
Come ci si sente dopo?
Eh, come su quella barca fosse rimasto il vostro bagaglio e dentro di esso il vostro oggetto più prezioso: vi tuffereste per recuperarlo, ma riuscireste? Il vortice, quel maledetto vortice vi risucchierebbe!
Avete mai guardato le foto dei momenti successivi ad un inabissamento?
A galla risalgono oggetti, vestiti, documenti, mentre attorno i superstiti osservano, cercando di riconoscere i propri, sperando di ritrovarne almeno uno, quasi aspettando che la nave torni a galla.
Mettetevi l’anima in pace: non tornerà a galla e quegli oggetti non sono più vostri, ma del mare.
Si potrebbe tenere a galla la nave in qualche altro modo? Certo, ma non potreste da soli e non con una corda: IL TEMPO, prima o poi, farà il suo dovere.
Lascio andare, quindi, restando a guardare piccoli pezzi di vita che tornano a galla, sperando che la nave stessa torni a galla, ma ben consapevole che non sarà così.
Lascio andare e, stavolta per davvero, lascio andare anche questo blog, solo per un po’, perché non è più solo mio e sto monopolizzando la home.
Lascio andare perché non mi voglio lasciare andare, perché odio il ricordo di quando è successo.
Remerò fino al porto più vicino e presto tornerò in mare, perché non riesco a vivere senza.
Torneranno le canzoni, le poesie, gli articoli. Tornerò io, su nuove rotte.
Intanto remo, ma lasciatemi guardare indietro, sperando di vedere la prua di quella nave spuntare dall’acqua.
Lasciatemi andare.
Grazie. Io non so lasciare andare. Da stasera avrò un’immagine che mi darà l’idea di come fare. È molto di più di ciò che ho provato a spiegarmi da sola e che hanno tentato di dirmi gli altri e mi dà un po’di fiducia
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Ciao michela (giusto?), ti ringrazio per la fiducia ed è bello sapere di essere utile a qualcuno, ora dovrò solo convincermene io… Ma sapere che qualcuno capisce è confortante 🙂
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😊
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