Vivere sui tetti,
sgambettare, irriverente,
tra le briciole del cielo,
scrollandosele dalle suole.
Vivere sui tetti,
non per sentirsi superiore,
ma per ammirarlo, lontano,
da lontano, distante.
Vivere sui tetti,
anche solo a mezzo busto:
quel tanto che basta,
per scrutare l’orizzonte,
cercando di guardare
“oltre, oltre…”.
Vivere sui tetti,
sorprendendone gli abitanti:
oscure sagome più buie,
macchie oscure
che si impongono
nel chiaroscuro,
definite da un’umanità
solo intuibile,
rivelate solo dal bagliore,
dell’ultima sigaretta del passato:
la prima del futuro.
Vivere sui tetti,
conservando la convinzione
che una disonestà sincera
sia sempre meglio
di una lealtà interessata.
Vivere, sì,
anche se sui tetti,
arrampicandosi,
maldestramente,
lungo il confine
della convenzione;
sfidando, quotidianamente,
la tensione tra due estremi:
essere e divenire.
Vivere, ancora,
nonostante tutto,
sui tetti,
chiedendo perdono,
ogni maledetta volta che,
ci si scrolla dalle suole
i residui celesti del tutto!
Sui tetti si vive,
consapevoli che,
buffamente,
infastidiamo
chi si sente
piovere addosso,
le scorie.
Sui tetti ci si rassegna:
si impara
che il mondo
rifiuta le briciole,
perfino quelle del cielo!
Bellissima I miei complimenti!!!
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Grazie, davvero 🙂
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