Avevo, almeno credo,
un messaggio per te.
L’ho affidato alla notte,
ma era ubriaca e molesta:
l’ha vomitato, digiuna.
Volevo scriverti qualcosa:
non avevo altro da dirti,
nulla di importante,
escludendo il già detto,
l’inutile e il banale,
la mera convenzione
di un “come stai”.
Avevo, forse ricordo,
un messaggio per te:
l’ho sussurrato, segreto,
ad un tombino di passaggio:
l’ha rivelato alle fogne.
Volevo scriverti, perché?
Non ne avevo ragione,
se non il desiderio,
di un semplice contatto.
Volevo scriverti e l’ho fatto,
usando le uniche parole
che avresti ancora gradito.
Ti ho inviato il silenzio,
l’astensione, l’evitare:
il messaggio perfetto,
lo hai ricevuto?
