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PREMESSA 1: sarà una lettura mediamente lunga, quindi non cominciatela se siete abituati solo ai meme.
PREMESSA 2: si parlerà di cultura, quindi passate oltre se siete abituati solo ai meme.
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Si narra di un tempo in cui L’Italia e la Campania in particolare erano al vertice degli itinerari culturali europei: gente da tutto il continente arrivava nella terra del sole per godere dei musei, dei teatri, della musica, dei reperti archeologici e del vivace fermento intellettuale che si respirava, denso come oggi lo smog in una metropoli.
Il “Grand Tour” (https://goo.gl/7Dkyii) culminava proprio con il neoclassicismo napoletano, oggi se n’è accorto anche Google (Fanno anche la pubblicità in TV https://goo.gl/RRAjpt), ma a quanto pare sono proprio i campani a non rendersene conto.
Ho fatto questa premessa per arrivare a raccontarvi la mia esperienza da “Gran Turista Campano”, del passato weekend:
avete presente quando diciamo che non conosciamo la nostra terra, ma che poi giriamo il mondo?
Io e la mia compagna abbiamo deciso di sovvertire quest’ordine ed armati di paglierina e buona volontà, abbiamo cominciato il nostro “Mini Tour” delle cose belle attorno a noi.
Siamo partiti dai più classici Scavi di Pompei (http://www.pompeiisites.org/ ) qualche tempo fa, venendo a contatto con una situazione a dir poco sconfortante fin dall’ingresso, dove le guide letteralmente “adescavano” i gruppi di turisti con la gentilezza di un caporale in un film di Kubrick.
All’interno del parco la situazione non era meno pittoresca: cartellonistica insufficiente, nessun info-point, perfino le mappe in possesso dei turisti erano talmente datate che questi vagavano per i ruderi, come anime perse nell’oltre-tomba, chiedendosi cosa era cosa ed a chi chiedere illuminazione; ovviamente un’illuminazione che era impossibile ricevere, soprattutto per gli stranieri, in quanto gli unici a parlare un pizzico di inglese erano i baristi dell’Autogrill al centro degli scavi il quale, a differenza del resto, funzionava benissimo.
Nota comica: gli addetti degli scavi non erano in grado di comunicare in inglese per dare informazioni, ma uno di questi vendeva tranquillamente cartoline e monili, con tanto di bancarella improvvisata.
Concludiamo la parentesi pompeiana con un’appendice igienica: in tutti gli scavi abbiamo trovato solo tre bagni, di cui uno all’ingresso, uno nell’Autogrill ed uno non agibile, perché in una zona sottoposta a restauro.
Veniamo ora allo scorso Weekend, andiamo per ordine.
Sabato 1 Luglio 2017: Sbarco di Salerno? Chi, Cosa, Quando?
Il 9 Settembre del 1943, come molti (spero) sanno, le truppe alleate sbarcarono a Salerno (https://goo.gl/HDo644 ), che divenne la testa di ponte per la ri-conquista dell’Italia continentale.
Questo avvenimento fu molto importante per la storia della Seconda Guerra Mondiale, ma quello che più interessava a noi erano le foto di Frank Capra (https://goo.gl/y1NBVx), fotografo presente anche durante il più famoso sbarco in Normandia, esposte al MOA di Eboli.
Perché ci interessavano queste foto? Perché a breve partiremo per un tour in terra normanna e desideriamo informarci sul relativo sbarco: dato che le foto del D-Day sono quasi tutte andate perdute, quelle conservate al MOA di Eboli (Sa) restano, praticamente, le ultime AL MONDO… Sì, avete capito bene, proprio AL MONDO!!!
Spulciando online scopriamo che oltre al Museo dello Sbarco di Eboli, ne esiste un altro proprio a Salerno, quindi visitiamo i due siti web, prendiamo informazioni su costi ed orari, indossiamo le paglierine di ordinanza e partiamo:
Museo di Salerno (http://www.salerno1943-1944.com ): un uomo, con la cortesia di uno GNU trasferito in Siberia, ci avvisa, sottraendosi alla sua importante telefonata personale, che è richiesta prenotazione. Sul sito c’era scritto che la prenotazione era “preferibile”, quindi non richiesta, solo per gruppi o scolaresche.
Museo di Eboli (http://www.moamuseum.it ): dopo l’esperienza con quello di Salerno decidiamo di telefonare, scoprendo che, nonostante sul sito ci fosse scritto “chiusura ore 22:00”, alle 18:00 stavano già chiudendo perché, cito testualmente “ieri c’è stato un evento ed i ragazzi devono smontare”.
Devo precisare, per onestà intellettuale, che sulla pagina Facebook del MOA (https://goo.gl/6riNfw), l’orario di chiusura riportato erano le 19:00, cosa che però ho scoperto dopo, perché abituato a fidarmi dei siti web ufficiali.
Amici cari legati alle associazioni che gestiscono il museo mi assicurano che la situazione è delicata e che i ragazzi ce la mettono tutta e di questo sono convinto, perché credo che lavorare con la cultura nel Sud Italia sia davvero estenuante; non posso, tuttavia, non far notare che un avvisino sul sito o sui social (meglio il sito) non avrebbe guastato, tenuto anche presente che questi luoghi non sono, solitamente, visitati da campani, ma da stranieri, che non sono soliti telefonare prima di una visita, perché ormai abituati a forme di turismo supportate da mezzi telematici praticamente dotati di intelligenza artificiale.
Caduta ogni speranza, quindi, di visitare i due musei, decidiamo di svoltare con un gelato a Paestum (Sa), cosa che il giorno dopo ci far venir voglia di visitare i relativi scavi e museo.
Domenica 2 Luglio 2017: stavolta andiamo a Paestum a colpo sicuro sugli orari, anche perché il giorno prima avevamo preso informazioni.
Felici della scoperta che si trattava della prima domenica del mese (quindi biglietti gratis), entriamo nel museo archeologico di Paestum, esaltati anche dall’ascoltare la signora alla biglietteria parlare inglese: “Siamo in Europa”, pensiamo, ma dura poco.
Soprassedendo sul fatto che NESSUNO dei supporti interattivi funzionava, vado subito a parlarvi di un accaduto davvero scandaloso, almeno a mio dire.
All’ingresso del Museo (http://www.museopaestum.beniculturali.it/ ), subito sulla sinistra, c’è un pianoforte accordato. Tutti i turisti europei sanno che dove c’è un pianoforte senza la scritta “non toccare”, vuol dire che si può suonare ed un ragazzo Milanese (quindi europeo, fino a prova contraria) comincia ad accennare una sonata di Beethoven (ed anche molto bene devo dire).
Non passa neanche un minuto di piacevole accompagnamento musicale, che un inserviente (non riesco a chiamarlo addetto, mi dispiace) si presenta al ragazzo e gli intima (a distanza, quindi urlando) di smettere di suonare, ovviamente in dialetto.
A nulla servono le parole della madre del ragazzo che cerca di spiegare che nel mondo, lì dove c’è un pianoforte libero lo si può suonare: il tipo (l’addetto, che magari avrebbe preferito una “canzuncella” neomelodica) spiega a sua volta che lì non funziona così.
Ora, voglio rivolgermi direttamente a questo addetto alla soppressione della cultura nel museo: io capisco (in verità no, ma facciamo finta di sì) che non è previsto che qualcuno possa suonare quel pianoforte, ma sinceramente mi hanno disturbato i modi, che mi hanno costretto ad andarmi a scusare con la famiglia milanese, a nome della mia regione. Assicuro che è stato umiliante, ma penso anche doveroso.
Caro addetto alla comunicazione non verbale del museo, il modo corretto, civile, “europeo”di rivolgerti al ragazzo sarebbe stato certamente un altro, scopriamo insieme quale.
Modo corretto: “Mi scusi, signore, devo chiederle di interrompere l’esecuzione: alcuni ospiti del museo potrebbero preferire il silenzio, durante la loro visita”
Modo sbagliato, quello usato dall’addetto alle magre figure del museo: “We, guagliò, ma chi t‘autorizzato a sunà”.
Sugli Scavi di Paestum preferisco dire poco: se avessi voluto avrei potuto rubare un pezzo di mosaico o scrivere col pennarello su una colonna: bisognerebbe spiegare ai responsabili degli scavi il significato dell’espressione “controllo e salvaguardia del patrimonio artistico”, ma penso siano tutti occupati ad impedire ai giovani pianisti di esibirsi in sonate classiche.
VOGLIO PRECISARE: la Campania è una terra stupenda, che vale la pena visitare e questo mio sfogo si prefigge lo scopo di sottolineare proprio questo.
CONCLUSIONI ED APPELLO: Personalmente conosco tantissime di persone in grado di gestire (come addetti o dirigenti) i luoghi di cultura. Vengo da studi indirizzati proprio a quest’ambito e so per certo, ovviamente escludendo lo scrivente, che l’Italia è piena di giovani disoccupati o male-occupati, che saprebbero fare quel lavoro in modo molto più decoroso.
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Suonare un pianoforte incustodito? Ma stiamo scherzando??? Quel ragazzo che lo ha profanato con le sue sporche dita da onanista dovrebbe vergognarsi. Non può comportarsi come tutti i ragazzi della sua età? Che fine hanno fatto gli adolescenti di oggi? Quelli che camminano con lo smartphone come dei rabdomanti alla ricerca dell’acqua per condividere l’ultima trovata di gianluca vacchi?
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In effetti non avevo pensato a quest’animalia
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Che fine hanno fatto i giovani d’oggi? Quelli che camminano con lo smartphone come dei piccoli rabdomanti alla ricerca dell’ultima trovata di Gianluca vacchi… Ah, questi giovani che non resistono alle tentazioni… Suonare un pianoforte così, davanti a tutti… Mah…
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