Banali domande

Mi rivolgo a te,

con ogni mio passo

sincronizzando

gambe e musica,

sfuggendo

agli sguardi passanti,

filtrando tra la folla,

che vive svogliata.

Una bolla di sapone

si ribella ai venti,

come specchio

della mia natura.

Camminano piano,

io li schivo rapido:

forse loro non fuggono

dalle strade testimoni

di quella notte boia.

Ignoro il dolore

del mio nuovo amico,

il buco nello stomaco

che concretizza

quello nell’anima.

Mi vesto di nuda pelle,

isolante naturale

dai richiami esterni.

Banali domande,

monopolizzano

il flusso dei pensieri:

dove sei, cosa fai,

chi è con te adesso?

Sembra un ritornello

degno di un pop

coltivato a tavolino.

Mentre svanisco,

mi guardo le mani,

così inutili e deboli,

senza le tue tra loro,

quanto ogni mia parola,

quanto ogni mia resistenza,

quanto ogni mia speranza.

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