Vivere il tempo: ieri, oggi, domani…

Una volta mi hanno detto “vivi nel passato” ed io mi incazzai come una bestia, ma in fondo sapevo che era vero.

Non parlo di tantissimo tempo fa, si tratta di una manciata di anni: così pochi da poter allungare una mano e toccarli, ma abbastanza da cumulare un cambiamento.

Questo legame col passato era così forte da impedirmi, materialmente, di costruirne uno con il presente e quindi di crearmi un futuro: era impossibile, perché il presente non lo percepivo, mentre il futuro non lo vedevo.

Credevo, fortemente, di vivere il momento, afferrando ogni occasione a due mani. “Hic et Nunc” mi ripetevo allo specchio, ma lo specchio rifletteva una realtà falsata dalla premessa, cioè il fatto che ogni attimo era, per forza di cose, influenzato e costruito in base all’incastro con il totale di quelli appena passati.

Le mie frasi erano, il più delle volte, anticipate da un “quando ero”, oppure “mi ricordo quella volta che”. Ancora peggio quando cominciavano “quando stavo con…”.

Passavo molto tempo a spulciare le vecchie foto, con le quali inondavo la mia bacheca. Per me erano ricordi, non ci vedevo nulla di male, ma in realtà erano macigni. Erano zavorre che impedivano al mio futuro di realizzarsi.

La nostalgia è come un miscuglio di erbe aromatiche che, se abusato, corre il rischio di rendere il piatto immangiabile, anche se non riuscirai mai a distinguerne l’una dall’altra.

Così, nel marasma di “quella volta che”, non solo perdevo di vista le cose che mi accadevano intorno, ma appiattivo i ricordi in un unico calderone di malinconie, rimpianti, rimorsi, brutture, gioie passate ed aneddoti.

Quando si vive nel passato, quando diventa il centro dei propri meccanismi mentali, tutto cambia e ne viene, inevitabilmente, influenzato.

Non c’è spazio per nuove persone, non c’è spazio per nuove esperienze, non c’è spazio per nuove crescite, perché TUTTO è occupato da quello che è stato!

Facciamo finta, per un attimo, che la nostra vita sia computer con un solo Hard Disk, uno di quelli potenti e con una grandissima capacità di immagazzinamento dati: per quanto capiente, avrà sempre un limite. Nel momento in cui il disco è occupato dal passato, non ci sarà spazio per altro.

Cosa si può fare, allora? Cancellare roba? Non necessariamente: si possono mettere le vecchie cose su un hard disk esterno, nel cloud, magari zippandole per risparmiare spazio. Non le si perderebbe, ma si libererebbe spazio per qualcosa di nuovo: bisognerebbe solo rinunciare ad averle sempre lì, a portata di mano.

Questo, ad un certo punto, è quello che ho fatto: prendere vecchi ricordi, metterli in una scatola e riporli da parte. Non li ho persi, ma ora ho spazio per cose nuove ed è quello che mi capita, ogni giorno, dal momento in cui ho messo un piede fuori dal passato.

Non tutto, però, si può (o si deve) conservare. Vivere fuori dal passato vuol dire, purtroppo, anche rivalutare, selezionare ed a volte eliminare qualcosa: cancellare quel doppione, quel programma obsoleto o quel film in divx da proprio hard disk.

Perché erano ancora lì? La foto è un doppione, il programma non gira più sul nuovo sistema ed il film è ormai disponibile in streaming, anche in qualità migliore. Perché, quindi, si conservano ancora?

Semplice: per accumulo! Accumuliamo ricordi su ricordi, perché ci danno l’impressione che la nostra vita sia piena, mentre invece la stiamo svuotando dal futuro e, quindi, di quello che può essere, preferendo legarci a quello che è stato.

La cosa peggiore è che, per forza di cose, chi ci circonda avrà SEMPRE l’impressione di non poter riempire quel vuoto!

Un esempio più pratico e reale: per anni ho conservato vecchie bottiglie, posticci a sigillo di altrettanto vecchie bevute. Poi, un giorno, mentre spolveravo, mi sono reso conto di non ricordare la provenienza di molte di quelle bottiglie. Il ricordo era svanito, ma il posticcio era ancora lì ed occupava spazio: mi resi conto, all’improvviso, che era da un po’ che, inconsapevolmente, evitavo di portare a casa nuove bottiglie, perché sapevo bene che non c’era più spazio sulla mensola.

Presi la decisione, quindi, di buttare le bottiglie di cui avevo perso il ricordo, poi cominciai a buttare quelle il cui ricordo non era più così importante ed oggi ho spazio per nuove bevute.

Come detto, il passato può essere pericoloso perché se si esaltano i ricordi lontani, non ci si permette di crearsene di nuovi, perché non saranno mai all’altezza o, semplicemente, non se ne avrà il tempo o lo spazio.

Ancora più pericoloso è quando questi ricordi sono dolorosi, che paradossalmente sono quelli che meno riusciamo a mettere da parte.

In conclusione, il passato è importante, è la base sulla quale costruiamo il nostro futuro, ma se passiamo la vita ad ammirare le fondamenta, non riusciremo mai a fare aperitivo in mansarda.

#BeNow

2 pensieri su “Vivere il tempo: ieri, oggi, domani…

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