Quando passerà il veleno,
tu sarai lontana dal mio corpo,
io sarò libero dal tuo pensiero.
Quando non sarai più veleno,
mi guarderò allo specchio,
riconoscendomi il volto.
Quando smaltirò il tuo veleno,
dormirò e sognerò la Musica,
mangerò e sentirò i sapori,
berrò vino, pur senza delirio.
Quando sputerò il veleno,
quando l’avrò vomitato tutto,
tu sarai il rigurgito finale,
prima di rialzare il capo,
asciugarmi gli occhi,
mettere a fuoco il mondo.
Quando il veleno sarà in terra,
io non proverò altro per te,
né amore, né odio:
non sarai più un ricordo,
né rimpianto o rimorso,
sarai il fantasma di un’ipotesi.
Il veleno, però, ora è qui:
il tuo volto, stampato negli occhi;
la tua voce, nei discorsi dei passanti;
il tuo sapore, riconosciuto nel cibo;
le tue bugie, clandestine nelle notti.
Finché sarai veleno,
io sarò il tossico astinente,
che si gratta i polpacci,
graffiando le carni,
sbavando nel desiderio
di avvelenarsi ancora,
maledicendoti,
incosciente.