La voce della prudenza.

Hai camminato a lungo, vero?

Sei arrivato qui carico di speranze,

con una mano piena di sogni perduti,

l’altra pronta a raccoglierne di nuovi.

Hai i piedi scalzi, logori, stanchi e feriti,

ma non ancora sazi di strada.

Hai lasciato alle tue spalle le macerie,

mettendo in valigia solo i ricordi,

nonostante il loro peso ti rallentasse.

Lungo il tragitto, ti sei fermato spesso,

per condividere un boccone,

parlare una nuova lingua,

ballare con una zingara,

suonare con un mendicante.

Hai imparato a difenderti,

riconoscere le maschere,

guardando oltre il cartone.

Ora sei qui, con i piedi in acqua,

cosa ti aspettavi di trovare?

Pensavi che il sale non bruciasse,

sulle ferite ancora aperte?

Pensavi di trovare una barca,

pronta a condurti ovunque vuoi?

Non c’è nulla, solo le onde,

un intero oceano a sbarrarti.

Torna indietro, ricomincia da zero.

Cosa fai adesso, incosciente?

Perché entri in acqua? Fermo!

Va bene, capisco, ti seguo:

arriviamo all’altro orizzonte,

andiamo a vedere com’è.

Torneremo a casa, domani,

oggi siamo ancora in viaggio.

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