Rita De Crescenzo unmasked

[Tempo di lettura stimato: 4 minuti]

Me la immagino, Rita de Crescenzo, che rientra a casa in punta di sera, dopo l’ennesima giornata vissuta come una battaglia sotto i riflettori.

La porta si apre con un sospiro e lei entra, liberandosi delle scarpe col tacco come di due zavorre: le abbandona all’ingresso, adagiate con grazia su un Kashmar blu e grigio, che sembra attenderle da sempre. Appoggia la borsetta sulla consolle con gesto distratto, lancia il pellicciotto sull’attaccapanni con una curva del braccio teatrale, e si getta in salotto, dove il marito la aspetta seduto, immerso nella lettura del giornale.

Si pianta al centro della stanza, le mani sui fianchi, e dichiara con tono lapidario:
Nun ce la facc’ chiù!

Lui sorride appena, un angolo della bocca sollevato, ma non distoglie lo sguardo da Il Sole 24 Ore.

Non si può continuare così!

Lui sospira, piega il giornale con una lentezza quasi cerimoniale, lo poggia sul tavolino, afferra il bicchiere di Chianti e, dopo un sorso meditativo, le domanda:
Hai fame?

Da morire.

Vallea?

Lei gli lancia uno sguardo divertito, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Spiritoso!

Lui si avvicina, le sistema una ciocca di capelli, accarezza la sua guancia con due dita e le sfiora le labbra con un bacio lieve.
Va’, preparati. Tra poco è pronto.

Rita percorre il corridoio, i passi attutiti dal tappeto, le pareti adornate da minuscole riproduzioni di capolavori rinascimentali. Raggiunge la camera da letto, si siede alla toeletta e si osserva allo specchio, persa nei propri pensieri come una regina stanca della sua corte.

Non ti bloccare — la voce di lui rimbalza dall’altra parte della casa, limpida e premurosa.

Lei comincia a spogliarsi di sé: si strucca, si sfila le unghie finte, rimuove le ciglia posticce e si concede un minuto di respiro, mentre il latte detergente, fresco e profumato, le carezza la pelle sotto strati di fondotinta.

È pronto! — riecheggia di nuovo, questa volta dalla cucina.

Rita raggiunge la sala da pranzo, accolta dalle note di un vecchio vinile di Thelonious Monk. Si versa un calice di rosso e si accomoda a tavola. Lui le serve un piatto fumante di gnocchi alle ortiche, elegante e inaspettato. Si siede al suo fianco. Mangiano in silenzio, avvolti solo dalla danza rarefatta del jazz.

Per quanto ancora? — chiede lei, senza guardarlo.

Sapevi a cosa andavi incontro, quando hai cominciato… Manca poco, vedrai. Devi entrare nel sistema, se vuoi scardinarlo.

La cena finisce. Lui sparecchia, lei si rifugia sul davanzale, accende una sigaretta e guarda fuori, le braccia nude alla luce fioca della cucina.

Pensi che sia il momento di rifarli? Stanno sbiadendo — dice, riferendosi ai tatuaggi.

Lui si asciuga le mani, si avvicina, solleva gli occhiali e scruta attentamente i disegni.
No, puoi tirare avanti ancora un paio di settimane… Ma dovresti darle un aumento, a quella ragazza. È sempre più difficile farli sembrare veri.

Lei gli porge la sigaretta e si dirige al frigorifero.

Ancora fame?

Lei sospira.
No… Devo fare il video con la Vallea.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.