La Poesia fa cilecca, ma solo se prendi la mira!

La Poesia è un’arma fallace: colpisce ovunque, tranne dove la punti. Quindi è un’arma inutile?

L’ho pensato spesso, negli ultimi anni. L’ho pensato con convinzione sempre crescente, ma no! No credo sia poi così “inutile”!

La Poesia, un po’ tutte le altre arti, non è un tipo di arma che può essere puntata! Non puoi prendere la mira, non puoi sperare di colpire una singola persona, è la più grande utopia mai raccontata!

Non puoi sperare di riuscirci, per una semplice ragione: se a quella persona potessero fare davvero effetto le tue parole, allora non avresti necessità di scriverle! L’ho già detto in un altro articolo, nel quale definivo la scrittura come “il mio inutile super-potere“, augurandomi di perderlo.

In quell’articolo, però, si leggeva (si legge ancora) molta più rabbia, rispetto a quella che troverete in questo.

La rabbia è passata da un po’ ormai, forse perché mi sono abituato all’idea, come ci si abitua al sapore di una cattiva medicina.

Anche l’idea di perdere quel “super-potere” inutile è venuta meno. Mi sono dovuto rendere conto di non potermene liberare, di averne bisogno, di esserne avvolto e influenzato, come se si trattasse di un simbionte.

Avevo l’abitudine di contrassegnare tutte le poesie con degli hashtag, che identificavano la persona alla quale erano, volta per volta, dedicate.

Ovviamente, stiamo parlando di poesie d’Amore, quelle che “si dedicano” più spesso!

“Si dedicano”, appunto! “Dedicare” una poesia vuol dire “dedicarsi” per il tempo di quella poesia! Il tempo, come già detto altrove, è una moneta!

Dedicare una poesia vuol dire prendere una parte di se, metterla in versi e consegnarla alla lettura degli altri, dicendo “leggete, questo pezzo della mia anima ora è di quella persona”!

Dedicare una poesia vuol dire condividere una stanza nascosta del proprio pensiero più intimo e dire “fai come se fossi in casa tua”!

Ha effetto? Serve a qualcosa? Certo! È utile come salutare il casellante durante una finale di Champions: puoi farlo, ma non ti aspettare una risposta!

Allora perché lo fai? Perché sei drammaticamente educato e, se non lo facessi, poi ci staresti male!

Risultato? Saluti decine di persone ogni giorno, senza ottenere una risposta! A questo punto molti rinunciano all’educazione: si ri-rieducano, livellandosi agli altri!

Questo accade perché quella parte di te, che hai affidato alla poesia, è andata irrimediabilmente persa, essendo stata affidata a qualcuno che, incolpevolmente, dato che i sentimenti non son controllabili, non poteva averne cura.

Questo è quello che io cerco di evitare e che mi ha spinto ad un gesto che, dal mio punto di vista, è stato “estremo”.

Come qualcuno ha fatto caso, da qualche tempo quegli hashtag sono spariti.

La decisione di eliminarli è arrivata dopo un commento di quella che, ormai, io chiamo “la mia editor”, una persona che nessun lettore di Bloggolo conosce, ma che conosce Bloggolo meglio di qualsiasi altra persona. A quanto pare, anche meglio di me.

Un giorno, mi ha scritto: “ormai, senza gli hashtag, non capirei neanche più a chi sono dedicate!”

SBAM! Era vero! Ci ho ragionato e li ho tolti tutti, è stato facile: è bastato eliminarli in massa dal pannello di controllo. Anni di inutili dediche, spazzati via in pochi secondi.

È giusto così, perché rappresentavano il mirino offuscato, attraverso il quale era impossibile prendere la mira.

Cosa è cambiato? NULLA!

Le poesie sono ancora lì e non hanno perso o guadagnato nulla! Hanno ancora la stessa grande importanza per me e continuano ad avere lo stesso peso per le persone alle quali sono state dedicate.

Certo, quella dedica esisterà sempre, tra le mie labbra, come a me resterà sempre un po’ di amaro in bocca, ma non posso farci nulla, se non farmi venire un’ulcera!

Sperare di colpire una persona specifica, con la Poesia, è come tentare di sparare ad una mosca, tra la folla. Tanto vale sparare a casaccio: il risultato non cambierà, ma non ci si sentirà dei cecchini falliti!

In effetti era così che mi sono sentito tante volte: fallito!

Tutti mi hanno sempre ripetuto che sono bravo con le parole, ma io non ne sono mai stato pienamente convinto.

Ho desiderato decine di volte essere un’altra persona, a volte perfino conoscendone le fattezze e il nome specifico. Ho desiderato spesso essere la persona che, senza troppo sforzo, senza mai esporsi, conquistava quel cuore che io, con tutta la buona volontà sentimentale, non riuscivo neanche a sfiorare.

Mi faceva rabbia e lasciavo che quest’emozione si impadronisse di me! Me la prendevo con me stesso, che non ero capace. Me la prendevo con il mondo, che era sbagliato. Me la prendevo con quelle persone, che non capivano.

Quante volte ho pensato di smettere? Quante volte ci ho provato? Ho chiuso e riaperto il blog, ho mi sono chiuso e riaperto io, tantissime volte.

Ora è diverso? Sì, lo è!

Vorrei tanto potervi dire che l’illuminazione è arrivata un giorno, all’improvviso, ma non posso: non c’è stata alcuna illuminazione, ma un processo lungo e doloroso, che ha attraversato fasi alterne, fino a giungere ad un’unica e terrificante consapevolezza!

Non puoi avere controllo dei sentimenti, ma puoi smettere di sprecarli! Puoi scegliere di farti o meno del male da solo!

Quando scrivi, puoi scegliere di dedicare, ma non sperare che quella dedica sortisca effetto: è una questione di consapevolezza.

Se scrivi versi sulla sabbia, non puoi prendetela con il mare e il vento, quando li cancellano. Non puoi prendertela con la sabbia, che non ha trattenuto le parole. Puoi prendertela soltanto con te stesso, che sei stato così poco consapevole di quello che stavi facendo.

Se invece scrivi quei versi, con la consapevolezza che verranno cancellati, allora non resterai deluso quando accadrà!

Se scrivi quei versi con la consapevolezza che spariranno, resterai qualche minuto a guardarli, prima che la natura li avvolga con la sua resilienza distruttiva: li guarderai quel tanto che basta per stamparteli nella mente, un luogo dal quale nessun fenomeno atmosferico potrà cancellarli.

Se scrivi quei versi, sapendo che saranno spazzati via, mentre li guardi, ti accorgerai dei passanti che, per caso, si fermano a leggerli. Tu non puntavi a lui, ma lo hai colpito.

Se smetti di aspettarti qualcosa da una singola persona, ti accorgerai che quel qualcosa ti sta arrivando da decine di altre.

Questo è quello che mi sta accadendo!

Mentre cercavo di sortire effetto in una singola persona, volta per volta, non vedevo quello che le mie parole avevano su altre.

Un’amica che cita una mia poesia, una sconosciuta che mi scrive per dirmi quanto il blog le sia diventato caro, un estraneo che, dall’altra parte del mondo, mi invia critiche e consigli: quando ho smesso di GUARDARE in un solo punto, ho VISTO che da tutti gli altri arrivavano quelle conferme che cercavo altrove.

Ho smesso di pubblicarle sulla pagina FB del blog, per preservarle dalle letture “casuali”. Ogni tanto ne metto qualcuna su dei gruppi “privati” in tema, ogni tanto qualcuno commenta, ogni tanto qualcuno, nella vita “reale”, mi dice di averne letta una, quindi di averla cercata.

Ogni tanto, quindi, da quando ho smesso di prendere la mira, riesco a colpire qualcuno.

GLI ESTRANEI continuano ad essere un popolo di amici, ai quali non ho paura di affidare la mia Poesia, perché non capita mai che ne abbiano poca cura.

Salite sui tetti, quindi, prendete le vostre emozioni più forti e sparatele sulla folla, ad occhi chiusi, di schiena, bendati!

Vi auguro di trovare “la dedica giusta”, quella che darà un valore alle vostre parole, ma i nquelk momento potrete anche leggere la posologia dell’ibuprofene: per quella persona sarà Poesia.

Fino a quel momento, non prendete la mira, perché sprechereste un colpo e i vostri colpi hanno un valore, anche se troppo spesso lo cerchiamo dove non possono dargliene.

So che questo pezzo potrebbe provocare malumori, ma ho la quasi totale certezza che non accadrà, perché non lo pubblicherà sui social e quindi non sarà visto “dagli hashtag”. Dovrebbero venire sul blog appositamente, cosa che non accade mai.

In fondo se qualcosa non è in Facebook, allora non esiste! In fondo se qualcosa ce l’hai avanti agli occhi, spesso non la vedi.

FIRE!


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