Adesso siamo briciole su quel tavolo d’acciaio,
che ha smesso di traballare e resta solitario,
abbandonato dai riflessi delle luci al neon.
Siamo gocce di condensa sui bicchieri di vetro,
un cerchio perfetto sul tovagliolino di carta,
cubetti di ghiaccio, mutati in acqua stagnante.
Ora siamo strumenti riposti nelle custodie,
mozziconi spenti in altrui posacenere ricolmi.
Oggi, che saremmo stati festa a noi stessi,
mi accorgo di celebrare un dolce distacco,
di aver smesso di contare rimpianti e ricordi,
di aver ordinato biancosarti e mortadella per uno,
di aver smesso di aspettare qualcosa di vecchio,
per fare posto al vento, agli odori che porta,
a mondi estranei, improbabili, lontani e futuri.