Droni ed Aquiloni

Nel mondo dei droni,

vedo volare aquiloni,

impavidi pirati colorati,

che assaltano un cielo

saturo di rumori digitali.

Il bambino ed il padre,

con gli occhi al cielo,

sfidano i coetanei

con il naso sullo schermo.

Ancora percepisco

il rumore del vento,

il filo rivelato dal sole,

le risate dei bambini,

i segni sulle mani.

Mi manca

contare le foto restanti

in un rullino da 36,

l’attesa dello sviluppo,

il non poterle riguardare,

la rassegnazione

per quelle sfocate:

mi manca

la vita controluce.

Scriverò una lettera,

al posto di un’email,

per sentire il profumo

del foglio di carta,

il sapore del francobollo,

della colla della busta.

Quando avrò finito,

una parte del messaggio

mi resterà addosso,

sotto forma di macchia

d’inchiostro sbavato

sul palmo della mano.

Incontrerò gente per strada,

invece che in chat.

Farò l’amore in un prato,

invece che online.

Coltiverò un vero orto,

invece che con un’app.

Al termine del mio tempo,

i miei occhi saranno pieni

della luce e dai colori

oltre la finestra,

invece che accecati

dalla luce e dai colori

oltre un monitor.

In un mondo di droni,

io scelgo

ancora

gli aquiloni.

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