Sei uno scorpione mortifero.
Mi avveleni e mi lasci agonizzante.
Lo fai per la voglia di vedermi giacente su un letto
Quel letto fatto di lame affilate che sembrano petali innocui.
Ogni volta che ti va di ingabbiarmi tessi a dovere la trama
E poi sferzi l’attacco,
Ma tutto questo non è mai mortale.
E’ delirio che inietti nelle mie viscere e mi inabissa nella mia
demenza primordiale,
è come godere di un amplesso di dolore,
è insania assoluta.
Mi strapperei l’anima pur di non sentire il tremore quasi
impercettibile che mi cava dentro.
E la malattia di te scorre nelle mie vene
e contamina il mio corpo
quel corpo di vittima sacrificale.
Te ne vai ed ecco che poi ritorni e mi somministri un
farmaco più dolce,
sembra vincere il fiele
e poi mi consegni ad un altro per capire te stesso.
Non mi ami.
Mi ami,
ma mi danni.
Non mi sai lasciare.
Mi tieni prigioniera.
Chiudo gli occhi e ti vedo ridere di me.
Mi porti nella tua allucinazione di penombre e buio artificiale
poi mi sbatti fuori lasciandomi bruciare dal giorno inopportuno.
E io vago.
Vago nella vanità di smanie e sessi
immersa in pensieri, fottuti pensieri fallocratici.
Il cielo di piombo mi impedisce di respirare.
Poesia in stile libero di Silvia Nasti
Foto di Silvia Nasti – Room29A